venerdì, marzo 05, 2021

La Teoria del "Less is More" - Viaggio nel cuore della musica

 


Oggi voglio approfondire un argomento che molto spesso nella musica viene sottovalutato, soprattutto dal punto di vista della tecnica sullo strumento. In realtà ci sono due aspetti di questa teoria di cui vorrei parlarvi: Il primo riguarda le emozioni che vengono trasmesse ascoltando questo tipo di brani e la seconda è la tecnica e/o il talento che ci vuole per realizzarli.

Il primo aspetto è molto semplice: viviamo in un periodo musicale spesso basato sull'artifizio; l'ausilio della tecnologia, Autotune su tutti ma anche campionamenti elettronici ecc., permette alla maggior parte degli artisti di produrre musica "ingannando" l'ascoltatore che viene ammaliato dalla molteplicità di suoni ed effetti dando l'idea di essere di fronte ad un artista degno di salire su un palco e produrre musica; molto spesso non è così. Se volessimo fare un parallelismo con la cucina e chiedessimo ad un qualsiasi grande chef qual è la cosa più importante di un grande piatto non ti risponderebbe "il numero di ingredienti, di tecniche utilizzate e l'impiattamento" ma "la qualità della materia prima abbinata alla tecnica". Ed il punto è tutto qui.

Attenzione non vuole essere il discorso del solito "boomer" che rimpiange i tempi passati e che sostiene che la buona musica era solo quella dei miei tempi: lungi da me dal farlo; anche oggi ci sono tantissimi artisti che, a mio giudizio, hanno gran talento e tecnica.....solo che attualmente, più di prima, sono attorniati da molta più gente che non ha nessuna delle due cose.

Il secondo aspetto riguarda la tecnica sullo strumento: chi suona sa perfettamente che il livello di difficoltà non è rappresentato soltanto dalla velocità e dalla quantità di note suonate ma anche dall'esatto opposto. Per farvi capire meglio vi porto l'esempio dello strumento che, molto indegnamente, mi riguarda: la batteria; Se prendessi un ritmo base avrebbe le stesse difficoltà sia suonato molto veloce che suonato lentissimo. Allo stesso modo la difficoltà è uguale sia quando il ritmo prevede l'utilizzo di più parti dello strumento, sia quando se ne utilizzano meno: in questo caso entrano in gioco altri fattori come il tocco, la dinamica ecc. che fanno sempre parte della tecnica e che sono fondamentali.

Gli artisti che vorrei segnalarvi, che ancora oggi fanno musica e dischi, che incarnano perfettamente la mia teoria sono sostanzialmente due: John Mayer e Paolo Nutini.


John Clayton Mayer è un cantautore e chitarrista statunitense che nella sua carriera, 10 album in tutto e ben 7 Grammy Awards, ha sempre cercato di esprimere la sua musica nella maniera più essenziale possibile. Il risultato è un qualcosa che arriva diretto, senza fronzoli, e che spiazza da quanto sia efficace.

Per introdurvi alla sua musica, nel caso non lo conosceste, vi segnalo uno dei suoi brani più significativi: "Gravity" ( John Mayer Trio - Gravity (Live) - YouTube ) . Questo brano è "nudo", 4 strumenti, pochi effetti ma nulla lasciato al caso. Al primo ascolto chiunque potrebbe dire che risuonare questo brano sia semplice, ma non lo è affatto; ogni colpo di batteria, ogni nota di basso o chitarra suonata, per non parlare della voce si porta dietro un grado di difficoltà altissimo proprio perché non c'è possibilità di inganno. Se sbagli una nota, se dai un colpo troppo forte o troppo piano balza subito all'orecchio, e il brano ne risente. Oltre a questo la sua semplicità lo fa essere dannatamente efficace anche in termini di emozione. Arriva diretto al cuore e la pelle d'oca è assicurata.


Un altro artista che vorrei segnalarvi è il Britannico, ma chiaramente di origini italiane, Paolo Giovanni Nutini.

3 album fino ad adesso per lui dove l'essenza del suono la fa da padrone. In questo caso, a differenza di John Mayer, Paolo utilizza molto spesso tanti strumenti (nutrita sezione fiati ecc.) ma il concetto di essenzialità del suono è comunque predominante. Pochi assoli, pochissimi effetti, ed anche qui una ricerca costante dell'importanza di ogni singola nota o colpo al momento e con l'intensità giusta. Per "parlarvi" di lui vi segnalo il brano "Let me down Easy" ( Paolo Nutini - Let Me Down Easy [Acoustic] - YouTube ) tratto dal suo ultimo album "Caustic Love". 


Ovviamente la quantità di musicisti che sposano il concetto di cui sopra è molto più ampia ma per me era importante far passare attraverso questi due artisti il concetto di un tipo di musica in cui, a mio avviso, molti artisti di adesso dovrebbero cimentarsi per far capire veramente se possono essere chiamati tali....e in questo caso sono convinto che ci sarebbero molte vittime!!!



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