domenica, dicembre 20, 2020

Rock 'n wine - Johnny Cash & Nibiò Cascina degli Ulivi



ROCK’N’WINE! 
Da oggi, il giorno 20 di ogni mese un'abbinamento rock-vino. Un modo nuovo di ascoltare il nostro amato rock. Degustando un buon bicchiere di vino.

Nel 1968 Neil Diamond canta Red red wine , una canzone che diventerà famosa anche per una cover del gruppo reggae inglese degli UB40 nei primi anni ’80.
Il mondo della musica è pieno di richiami al vino, passando dai Beatles a Eric Clapton, da Bob Dylan a Jeff Buckley, dai nostri grandissimi De Andrè a Giorgio Gaber.
Quindi perché non cercare di unire l’ascolto della musica con le sensazioni che ci può dare un bicchiere di vino? E in questo percorso trovare persone e emozioni che possono andare a braccetto?

Cominciamo da uno dei mostri sacri della musica, Johnny Cash.
Nel 1972 pubblica l’album “A thing called love” e la seconda traccia è “Melva’s wine” in cui Johnny parla del periodo dell’anno in cui sua moglie produce del vino e quel momento per lui è dolce proprio come il vino che sta bevendo, sorseggiandolo mentre il pettirosso canta.
Cash è stato una figura ribelle nel mondo della musica degli anni 60/70, quasi un fuorilegge : alcol, droga, le notti in prigione e una matrimonio spezzato prima di trovare in June Carter una spalla a cui ancorarsi.
Se nel mondo del vino dovessi trovare un altro “ribelle” (per fortuna senza gli eccessi di Cash) andrei sulle colline sopra Novi Ligure dove fino a pochi anni fa (è venuto a mancare nell’autunno del 2018) lavorava le sue vigne Stefano Bellotti, un pioniere del vino naturale italiano, che ha sempre inteso il suo essere contadino con una vena artistica. Un poeta contadino.
Ascoltando le canzoni di Johnny Cash, berrei il suo Nibiò da uve Dolcetto, un vino totalmente fuori dagli schemi, quasi selvaggio nei suoi primi anni per poi con il passare del tempo in bottiglia diventare fine ed elegante.
Un po’ la parabola del nostro Cash…
Alla salute!

Canzone :  Johnny Cash – Folsom Prison Blues
Vino : Cascina degli Ulivi – Nibiò 2012

Vino : Cascina degli Ulivi – Nibiò 2012

Vitigno : Nibiò (Dolcetto Grasparossa)

Un vino dall’incredibile struttura (fermenta e affina in legno) , carico di frutta rossa da sottobosco, tannini belli presenti che danno ampio invecchiamento al vino, che anche in giovane età rivela tutta la sua potenza. Nessuna chiarifica, nessuna filtrazione, no solfiti aggiunti. Vino totalmente naturale. Uva allo stato puro.


                                                                                                                         Gianluca Bossi - Sommelier Fisar




venerdì, dicembre 18, 2020

Playlist per un Natale Rock!

 


In tema di Natale anche noi di Dreamkoma non possiamo esimerci dal proporre le migliori playlist hard rock disponibili sulle varie piattaforme di streaming musicale del web.

Da non perdere, la proposta del grande Ozzy Osbourne, 5o songs a tema Merry Christmas (forse anche troppe).

Nella miscellanea di canzoni proposte troviamo da John Lennon ai Bad Religion, dagli Eagles ai ZZtop e dai Ramones ai Queen e così via. 

Consiglio per un sottofondo di festeggiamento alternativo (non assembrato) ai classici del Natale in famiglia!

A voi il link:

https://open.spotify.com/user/theozzfest/playlist/1CUM6a8eUEeRUxqPUDK3qS

Quasi tutte le band più famose del panorama rockettaro si sono dilettate a rivisitare o scrivere musica e testi per il periodo e la festa più celebrata del mondo, sia per puro divertimento sia per fame di business.

Vi propongo altri 10 brani dedicati.

Blink-182 – Won’t be home for Christmas: il titolo di questa canzone è una chiara parodia del brano natalizio I’ll be Home for Christmas di Bing Crosby.

Lemmy Kilmister, Dave Grohl e Billy F. Gibson – Run Rudolph Run: brano reso popolare da Chuck Berry, ma reinterpretato dai tre artisti nell’album We Wish you a Metal Xmas and a Headbanging New Year del 2008.

Alice Cooper – Santa Claws is coming to town: cover della famosissima Santa Claus is Coming to Town, decisamente rivisitata in chiave metal.

Bad Religion – Angels we have heard on high: i Bad Religion hanno preso questo brano, un inno religioso del 1862, arrangiandolo con tonalità punk.

Iron Maiden – Another Rock and Roll Christmas: canzone scritta da Gary Glitter nel 1984 e reinterpretata da Paul Di’Anno per l’album Rockin’ Good Xmas.

Rancid – Xmas Eve (She got up and left me): registrata dal gruppo nel 2002 e inserita nella compilation di natale della Radio di Los Angeles Kroq, i cui proventi furono devoluti in beneficenza.

Lynyrd Skynyrd – Christmas time again: brano omonimo dell’undicesimo album in studio della band statunitense, rilasciato nel 2000 e contenente tutti pezzi natalizi.

Guns N’ Roses – White Christmas: bel contrasto tra l’inizio soffuso e sognante e l’entrata a gamba tesa della batteria e della chitarra elettrica.

Red Hot Chili Peppers – Deck the halls: brano tradizionale, la cui melodia risale al sedicesimo secolo ed era contenuta nel canto di Natale “Nos Galan”.

The Darkness – Christmas Time (Don’t let the bells end): singolo rilasciato dalla band hard rock britannica nel 2003 e poi incluso nel loro album di debutto in studio Permission to Land.

Sex Pistols – Jingle bells: cover super punk della canzone che tutti cantavamo da bambini.

Non da meno è da suggerire la play di un grande attore italiano, Carlo Verdone, da poco ha compiuto i 70 anni (17 novembre 1950) e vogliamo celebrare l’artista in quanto noto anche per essere un grande appassionato di musica nonché stimato batterista (ha suonato per Venditti, gli Stadio e Lucio Dalla).

Grande esperto di rock, blues e affini, ha consigliato 20 canzoni per questo particolare Natale, dichiarando: «Una playlist in cui ho cercato di mescolare adrenalina e serenità. Alcune di queste canzoni le uso anche quando devo scrivere, quando sono in fase di sceneggiatura. Penso a Self Inflicted Wounds di Joe Bonamassa».

https://open.spotify.com/user/rabdvsx8qev99ucly7s4rzt4q/playlist/2sxBmcyRQEmLnWJE4pRcMb


Concludo con i consigli di uno dei massimi youtuber del mondo hard rock italiano, Danny Metal, con la sua lista intitolata “Heavy Christmas”. Una raccolta di canzoni natalizie da lui riviste in chiave metal.

10 le tracce della nuova release:

All I Want For Christmas is You
Jingle Bells Rock
Jingle Bells
Rocking Around the Christmas Tree
Last Christmas
It’s The Most Wonderful Time of the Year
Let It Snow
Happy Xmas (War is Over)
Silent Night
Hallelujah


BUON NATALE ROCK!



venerdì, dicembre 11, 2020

11 Luglio 1982



Lo ricordo bene. Molto bene. 
Oggi a distanza di tanti anni lo definisco uno dei miei primi ricordi nitidi. Avevo 6 anni e come tutti i mesi estivi della mia infanzia ero in villeggiatura al mare con i nonni ed i miei genitori mi venivano a trovare nel weekend. 
E quel weekend dell'11 Luglio 1982 tutto fu diverso. 
Cena veloce e poi davanti al televisore per tifare Italia ed essere partecipi del mito che si stava materializzando davanti agli occhi di un bambino che amava il calcio. Dopo pochi minuti , per l'esattezza 12 , dall'inizio del secondo tempo il mio eroe, Paolo Rossi, segnò un gol dei suoi ed io, ebbro di gioia, uscii sul balcone ad urlare la mia gioia. 
Lo ricordo come fosse ieri. 
Avevo appena scoperto la gioia di una vittoria che poi gli anni definiranno storica. 
Amavo il calcio ma non ancora il rock, che iniziai a scoprire un decennio dopo. Ma una domanda mi è passata nella testa più volte. Che musica ascoltavano i miei eroi prima di entrare in campo. Cosa passava nelle radio in quei giorni. Si nelle radio. Perché Spotify e la musica on demand erano solo un lontanissimo miraggio.
E così, grazie ad internet, ho scoperto che in quei mesi la canzone prima in classifica in quasi tutte le nazioni europea era Eye of the Tiger. Si avete letto bene. La colonna sonora di Rocky. La canzone motivazionale per eccellenza. E se fosse stato proprio questo ascolto a portare i miei eroi ad alzare al cielo un'insperata Coppa del Mondo ? Non lo sapremo mai ma di sicuro l'eroe di un calcio poetico che ieri ci ha lasciato lo voglio ricordare proprio così. Guardando i suoi gol a quel Mundial82 con in sottofondo il più grande successo dei Survivor.
Il testo ci accompagna verso la gloria con frasi tipo "Cambia la tua passione per la gloria" oppure "Salendo direttamente in cima" e "Ho avuto il coraggio, ho avuto la gloria"....la giusta colonna sonora per un eroe di altri tempi. Ciao Paolo. Mi hai regalato la prima gioia che non si scorda mai.

mercoledì, dicembre 09, 2020

Scarecrow - Heavy Metal dalla Russia





Oggi vi vogliamo fra scoprire una band, non molto conosciuta in Italia, che incarna il vero spirito dell'heavy metal oscuro e misterioso del' Est Europa
Si chiamano Scarecrow. E li abbiamo intervistati per voi. 

- Ciao, ci raccontate il vostro background artistico? Da dove venite?

Siamo della città chiamata Perm, persa tra le infinite paludi umide e le impenetrabili foreste nebbiose, che si estendono ai piedi degli antichi Monti Urali. È molto buio e freddo in questa regione - temperature gelide e continue bufere di neve per la maggior parte dell'anno. Nei mesi più caldi, piove più spesso. Queste terre sono piene di terrificanti leggende antiche, strani culti, mostri, fantasmi, prigioni, gulag e pazzi. Probabilmente è tutto.

Siamo cresciuti in Russia negli anni '90 del XX secolo - tempo di vera illegalità, quindi non ha senso essere sorpresi dalla nostra tristezza. Quando sei fermamente convinto fin dall'infanzia che non ti aspetta assolutamente nulla di buono, c'è costante oscurità, freddezza e recinzioni di cemento intorno, è difficile cantare di amore, gentilezza, San Francisco e fiori nei tuoi capelli. Ascolta Worm of Anger - questa canzone parla di questo.

- Parlatemi della vostra band, come e perché è nata?

Il gruppo è nato nel 2013. Eravamo musicisti che suonavano principalmente blues e jazz, ma eravamo anche affezionati alla musica più pesante. Il gruppo si riunì gradualmente. Ci è voluto molto tempo e lavoro per trovare il suono giusto. Abbiamo fatto molti concerti in posti molto brutti, spesso gratuitamente e di fronte a sale vuote, ma questa è stata apparentemente l'esperienza da attraversare. Quando abbiamo deciso di registrare il primo album, eravamo completamente pronti e sapevamo cosa volevamo in termini di suono e concetto. Alla fine, tutto ha funzionato. La nostra musica ha trovato i suoi ascoltatori in tutto il mondo.

- Come si definisce il vostro suono?

È una miscela di molti generi, proporzioni in continua evoluzione. La nostra musica è basata sul classico heavy blues rock britannico della fine degli anni '60 e dei primi anni '70. Led Zeppelin, Black Sabbath, Budgie ecc. Ma non siamo fermi e cerchiamo di portare molti altri elementi nella nostra musica - folk, jazz, elementi di progressive rock, funk, musica orchestrale classica, ecc.

- Qual' è il gruppo o il genere che ascoltate che sia più lontano dalla musica che fate?

Non lo so nemmeno. Ascoltiamo molta musica di vari generi e sembra che molto di questo sia completamente diverso da quello che suoniamo, ma alla fine, penso che queste influenze influenzino la nostra creatività in un modo o nell'altro. E se questo non si riflette nella musica dei Scarecrow , allora si manifesta in altri progetti - "Artemis' The Endless Journey ", per esempio.



- Quanto è difficile suonare il vostro genere musicale e quanto interesse c'è oggi da parte del pubblico e delle compagnie discografiche per la musica heavy metal originale e le tracce inedite?

Domanda interessante. L'hard rock classico trova sempre il suo ascoltatore, ma ora, ovviamente, non si può parlare dell'ascesa che ha portato questo genere alle vette negli anni '60 e '70. E questo è assolutamente naturale: la cultura non si ferma, cambia, e il modo in cui ci relazioniamo con questi cambiamenti è una questione completamente diversa. Tuttavia, non siamo immobili e cerchiamo di sviluppare il genere, introducendo nuovi elementi in esso e ai nostri ascoltatori piace.

Per quanto riguarda le etichette discografiche - ora ce ne sono molte e ovviamente c'è chi tra loro è interessato al genere, lo sviluppa e lo sostiene, tuttavia, in questi giorni, è quasi sempre underground.

- In questo momento difficile riuscite a  fare musica?

Assolutamente sì, questo è esattamente quello che stiamo facendo in questi tempi difficili. Stiamo registrando il secondo album. E ad essere onesti, è difficile, ma non più del solito. Se viveste per un paio d'anni nelle paludi della Russia centrale, la frase "Tempi difficili" assumerebbe un significato completamente diverso per voi ragazzi!

venerdì, dicembre 04, 2020

I migliori canali di musica su Youtube

 


Orfani di musica dal vivo da un bel po' di tempo, la piattaforma YOUTUBE è diventata ormai un "mezzo" indispensabile per ascoltare dell'ottima musica: dai concerti live dei nostri idoli a canali più specifici per ogni strumento dove veramente ci si può fare una cultura. Oggi vi voglio consigliare dei canali Youtube dove ascoltare della musica di qualità, si perchè grazie a questa piattaforma è possibile conoscere musicisti sconosciuti a molti ma che nel Web hanno il loro giusto riconoscimento per bravura e originalità. Ovviamente è un consiglio soggettivo che segue i miei gusti, ma sono sicuro che se non tutti, indipendente dal genere preferito, riuscirete a trovare il vostro riferimento musicale...e allora partiamo.

Scott Bradlee è il fondatore di questo canale tra i miei preferiti: il concetto geniale sta nel ri-arrangiare qualsiasi cover, dei generi musicali più disparati, in chiave Swing. Per farlo Scott, che suona il piano, si circonda di musicisti di altissimo livello e crea dei video molto originali. Nulla è lasciato al caso, dai costumi alla scenografia e ogni video, alcuni più riusciti altri meno, catapulta lo spettatore in pieno stile anni cinquanta, con una qualità musicale non indifferente. Vi siete mai chiesti come potrebbe diventare Creep dei Radiohead o Smell like thin Spirit dei Nirvana in chiave swing? andate subito su questo canale e ne rimarrete sbalorditi.

 MARTIN MILLER ( https://www.youtube.com/channel/UCKrWgJg6GU9OwC-5fSqfB1g )

Chitarrista residente a Lipsia (Germania) Martin, dopo varie esperienze da session man e qualche album inedito, apre un suo canale youtube dove si specializza in Cover e la sua originalità sta nel suonarle il più possibile fedele al brano originale. Molto spesso abbiamo parlato, anche in un articolo del mio collega poche settimane fa ( http://dreamkoma.blogspot.com/2020/10/essere-o-non-essere-tributecover-band.html ), del filo sottile che lega la parola cover, in sostanza riarrangiare un pezzo famoso, e di tribute, fedele all'originale; Ecco nel caso di Martin ci troviamo spiazzati perchè da un lato gli arrangiamenti che si discostano dall'originale sono veramente pochi ma la qualità con qui vengono suonati questi brani li fa diventare quasi dei pezzi originali a tutti gli effetti, anche perchè eseguiti in stile medley. 

Funziona così: Martin identifica una band strafamosa (Genesis, Police, Queen, Pink Floyd, TOTO ecc.) si attornia di musicisti eccellenti, segnalo Felix Lehrmann alla batteria che personalmente adoro, e registra un videoclip con 3 o 4 cameramen che a turno catturano tutti i vistuosismi dei musicisti; il tutto condito con una qualità e un bilanciamento di suono pazzesco, insomma una bella goduria per le orecchie. unica pecca secondo me è la parte vocale: molto spesso le cover sono cantate direttamente da lui oppure in altri casi si affianca ad un altro cantante. Tutti è due hanno una bellissima estensione e sono molto versatili ma è indubbio che la voce è forse lo "strumento" più difficile da copiare dall'originale; detto questo la qualità è comunque ottima. 

Il suo ultimo video è un medley sugli anni '80 da non perdere ( https://www.youtube.com/watch?v=RFK97GUkp-s&t=1099s )

RICK BEATO ( https://www.youtube.com/channel/UCJquYOG5EL82sKTfH9aMA9Q )

Se sei un appassionato di classifiche "the best of" non ti puoi perdere il canale di Rick Beato: produttore, Compositore, musicista e ingegnere del suono; le classifiche di Rick hanno toccato veramente tutti gli aspetti della musica rock: "Top 20 Guitar Solo" "Top 20 Drum Fill" "Top 20 Acoustic Guitar Intro" e chi più ne ha più ne metta. La particolarità più interessante perrò è che Rick non snocciola posizioni facendo sentire i sample originali, sarebbe troppo facile; ogni posizione di classifica viene suonata principalmente da lui, essendo polistrumentista, e da una serie di musicisti di altissimo livello che riproducono quel sample alla perfezione permettendoti anche di capire come sono stati suonati in originale. Insomma, al di là di essere d'accordo o meno con le sue classifiche i suoi video sono sempre interessanti ed educativi. 

VF Jams Live https://www.youtube.com/user/vicfirthdrumsticks )

Zildjian Live ( https://www.youtube.com/channel/UC7UDMFxe8e5JxiUIGe38mRA )

Vic Firth e Zildjian sono due colossi della batteria, il primo produttore di bacchette e il secondo di piatti; va da se quindi che i loro video sono incentrati principalmente a questo strumento: Ma sui loro canali hanno creato delle sessioni live dove invitano a turno i più grandi batteristi mondiali per eseguire dei brani. E qui avviene la magia: qualità del suono e bilanciamento degli strumenti top (non a caso tutto il pubblico che assiste è dotato di cuffia) , il tutto contornato da un'orchestra con musicisti veramente fantastici. Il risultato sono delle perle di tecnica e qualità musicale dove anche il non musicista può rimanere affascinato. Vi consiglio la performance del grande Stanley Randolph, batterista di Stevie Wonder, veramente TOP ( https://www.youtube.com/watch?v=raja1uKoZHc&list=PLpKMeH_MXcaQvFczHvSRe5HrfbarQwpPi&index=5 )

N.B. Per un ottimo ascolto sono fortemente consigliate le cuffie!!!

Buona Musica

Il Dogui

venerdì, novembre 27, 2020

Una Romatica Storia d'Amore: B.B.King-Lucille

Ricordo ero a Praga, correva l'anno 2000, noi tutti salutavamo il vecchio millennio per accogliere con non pochi timori il nuovo millennio, il futuro, la tecnologia che cominciava a fare passi da gigante ed il terrore per il fantomatico YK2 Bug, meglio conosciuto come Millenium Bug, un orribile e mostruoso difetto informatico che si risolse in una bolla di sapone.
Mentre il mondo tecnologico faceva passi da gigante ho voluto tirare il freno a mano, davanti ad una vetrina di un vecchio negozio di dischi in pieno centro, io, appassionato di blues rock anni '60 e '70, rimanevo folgorato da un album appena uscito sul mercato discografico: Riding with The King, la prima collaborazione tra Eric Clapton ed il compianto B.B. King.
 

 
Acquistai immediatamente l'album e me innamorai, sono sempre stato convinto che prima di abbracciare l'innovazione, il "moderno", bisognerebbe avere una buona base di conoscenza, soprattutto nel campo musicale, per apprezzare a pieno ed accettare le nuove proposte.
 
Oggi cari lettori vorrei però dare attenzione a lui, al re, al quale tutti i più grandi blues man, compreso Clapton, hanno tratto ispirazione, perchè senza B.B. King diciamocelo chiaramente, il blues non sarebbe stato lo stesso, e di conseguenza nemmeno i generi che derivano dalla musica nera dei primi del '900.
Chitarrista eccellente che ha saputo prendere per mano la black music ed ha saputo accompagnarla fino agli anni 2000 sapendo rinnovarsi anno per anno.
 

 
 
Però noi non siamo abituati a descrivere banalmente la vita dei grandi artisti, non siamo qui per tediarvi, a noi piace scavare, tirare fuori le curiosità e parlare anche dei mezzi che hanno aiutato questi personaggi a diventare quello che sono diventati.
Tutti sanno che B.B. King era molto legato alla sua inseparabile Lucille, una Gibson-355, ma perchè l'ha chiamata proprio così? Non è stato di certo un caso...
 
Era il 1949 quando B.B. King venne chiamato a suonare in Arkansas in un locale, un luogo piccolo e freddo dentro al quale i propietari riscaldavano utilizzando dei bidoni riempiti con del cherosene. Durante l'esibizione due individui cominciarono a litigare (pensa quanta intelligenza, sul palco un'icona del blues e loro mani in faccia) quando all'improvviso un bidone cadde per terra facendo divampare in pochissimo tempo un incendio e provocando panico tra il pubblico.
Il locale venne evacuato e B.B. King corse fuori insieme a tutti gli altri, nel momento in cui però si rese conto di aver dimenticato la sua chitarra semi acustica all'interno si precipitò di nuovo nell'edificio per recuperarla senza pensarci su due volte.
Il giorno dopo venne a conoscenza del fatto che i due litigarono a causa di una ragazza che lavorava nel locale...ragazza di nome: Lucille.
 

 
 
Da quel momento in poi la sua Gibson-355 prese il nome di Lucille e tutte le successive, e molto più prestigiose chitarre, ebbero l'onore di adottare quel glorioso nome.
Beh, se non è una romantica storia d'amore questa...
 
Stay Rock
 
 

mercoledì, novembre 25, 2020

4 chiacchere con i......DESARITMIA

 




Oggi vi vogliamo raccontare una piacevolissima intervista fatta con i Desaritmia. 

La band di origine marchigiana e romagnola ci ha colpiti per le loro sonorità. Sono capaci di fondere suoni e stili differenti, dallo ska al reggae suonati con maestria ed accompagnati da testi rigorosamente in italiano. Ed ecco che cosa ci hanno raccontato.


- Da dove nasce il nome del gruppo? Perché Desaritmia?
Il nome "Desaritmia" è una doppia negazione: abbiamo l'"aritmia", che è un'alterazione del ritmo, e il "Des" che ne smentisce il significato. Dunque, il nostro nome sta a significare che andiamo a tempo.. almeno speriamo ahah!  

- Siete una band anomala. Vedere una marimba su un palco non è così comune. Da dove nasce il vostro suono ?
Il nostro suono nasce dalla sperimentazione: passiamo un sacco di tempo in sala prove a suonare e a collaudare il nostro sound. 
Musicalmente siamo abbastanza diversi l'uno dall'altro, il che ci aiuta a spaziare nei generi in quello che scriviamo.

- Avete partecipato a Sanremo Rock. Che esperienza è stata ?
L'esperienza di Sanremo è stata molto emozionante.. suonare in un posto come l'Ariston fa un certo effetto e non pensavamo nemmeno che ci saremmo mai arrivati.
Abbiamo portato il nostro sound su un palco che ha fatto la storia della musica italiana e ne siamo molto fieri.

- Progetti per il futuro? Avete un album in cantiere ?
Il prossimo anno abbiamo intenzione di far uscire il nostro primo disco <3, ci stiamo lavorando da un po' e causa coronavirus i lavori sono andati a rilento nell'ultimo periodo.
Speriamo di farvelo sentire la prossima estate durante il tour!

- Riuscite a fare musica in questo periodo particolare? E se si come ?
Questa estate siamo riusciti a portare la nostra musica in giro per l'Italia ma ultimamente non ci è possibile a causa delle ultime disposizioni.
Comunque non ci fermiamo mai e continuiamo ad essere attivi sui social, a fare interviste e a comunicare con i nostri fan e amici.

- Siete in 6 sul palco. E se foste 6 personaggi storici ? Chi sareste?
Probabilmente saremmo i Madness (se si possono etichettare come personaggi storici ahah). Ci piace il loro modo di vedere e vivere la musica e soprattutto la loro carica sul palco.
Sono mitici!!

- Siamo ad un mese da Natale? Cosa chiedereste come regalo ?
Chiederemmo che tutta questa situazione finisca il prima possibile, che le persone stiano meglio e di tornare a suonare perchè ci manca davvero tanto <3

venerdì, novembre 20, 2020

I FIGLI D'ARTE NEL ROCK


Vivere nella lussuria e nei privilegi può offrire molte opportunità, da una vita sfrenata e piena di lusso alla facilità di diventare ciò che si desidera. Essere figli d’arte, spesso, ha i suoi lati negativi, soprattutto se si decide di intraprendere la carriera del proprio genitore famoso. Altre volte, invece, i giovani appaiono più razionali, meno eccentrici e scelgono di proposito di tenersi ben lontano dal mondo della celebrità e da tutto ciò che esso comporta. Tuttavia, il lavoro e la dedizione sono comunque fattori importanti per il successo. «Se nasci in mezzo alla musica e l’ami, ti appartiene. Che tu abbia successo o no» ha detto Otis Redding III, figlio della celebre voce soul. 

Sono cresciuti all’ombra dei miti rock e pop, non si fanno condizionare, però la fama dei padri li schiaccia. Nessuno riesce a essere altrettanto grande. Solo Jeff Buckley ha superato papà Tim, tragica voce folk. Poi, a 31 anni, è annegato nel Mississippi. La storia dei padri e figli del rock è lunga e ha esempi illustri: Jakob Dylan, che assomiglia a Bob com’era trent’anni fa, ha cancellato il suo nome entrando nei Wallflowers. Anche lui, come il papà, compone, canta e suona la chitarra. Ha scelto l’«invisibilità» Zack Starkey, che suona la batteria con Who e Oasis ed è pure salito su un palco con l’augusto genitore, Ringo Starr. Julian Lennon, il 43enne figlio di John e della sua prima moglie Cynthia, dopo una discreta carriera negli anni ’80 ora vuole ripubblicare i suoi vecchi album. Anche il fratellastro Sean (la mamma è Yoko Ono) voleva fare il musicista. Ha inciso due album negli anni ’90.

Altri figli del rock… 
Il leader dei Green Day sposa nel 1994 Adrienne Nesser e l’anno seguente nasce Joseph Marciano “Joey” Armstrong attualmente batterista dei SWMRS. Anche il secondo figlio, Jakob Danger Armstrong nato nel 1998, è un musicista membro dei Mt. Eddy. 

Jason Bonham (15 luglio 1966). A soli 5 anni si può vedere nel film “The Song Remains The Same” sotto gli occhi dell’orgoglioso papà John. Nel 1984 fa parte degli Airrace, nel 1987 dei Virginia Wolf e quindi nel 1988 suona nell’album ‘Outrider’ di Jimmy Page. Quindi due album come Bonham (1989-1992), collaborazione con Paul Rodgers, la nuova formazione chiamata Motherland ed in seguito altri due dischi questa volta come Jason Bonham Band. Inutile elencare le tantissime altre joint venture di Jason che vanno dai Foreigner agli UFO, da Slash alla reunion dei Led Zeppelin. Jason è un batterista affermato, turnista di fama internazionale che ha assistito i Led Zeppelin dietro le pelli nella loro ultima, magnifica Reunion, il Celebration Day del 2007. 

In ambito “metal” si inserisce Lauren Harris (6 luglio 1984), figlia di Steve Harris, bassista degli Iron Maiden. Nella sua band c’è il chitarrista Rick Baum (Deepset) che vanta una collaborazione con Nicko McBrain nei McBrain Damage. Disco di debutto datato 2008 e tour di supporto per i padrini Maiden nel 2007 in giro per il mondo. 

Ora è il turno della londinese Kelly Michelle Lee Osbourne (27 ottobre 1984) figlia del leggendario Ozzy. Kelly sale agli onori della cronaca nel 2002 con la serie di MTV dedicata alla sua allegra famigliola (“The Osbournes”), composta anche dal fratello Jack e dalla sorella Aimee. Ha pubblicato tre album agli inizi del terzo millennio, Shut Up e Changes, nel 2002 e, successivamente Sleeping In The Nothing, nel 2005. Si tratta di dischi in pieno stile Pop Rock, pur traendo chiara ispirazione dal Punk. 

ROBERT TRUJILLO, il navigato bassista californiano (Suicidal Tendencies/Metallica) ha due figli avuti dal matrimonio con Chloé: Tye e Lulah. Il ragazzo (classe ’05), già membro di una band chiamata The Helmets, a soli dodici anni viene reclutato dai Korn per sostituire in tour (sette date sudamericane nella primavera del 2017) il bassista Reginald “Fieldy” Arvizu: FENOMENO! 

Dall'Italia... 
Lenny Ligabue, figlio del famoso Luciano, ha scelto di seguire le orme del padre e anche lui lavora nel mondo della musica. Sui social, Lenny è molto seguito e quello che subito si percepisce è la propensione al black and white che caratterizza la maggior parte delle sue foto in cui mostra la sua grande passione per la musica. In particolar modo Lenny ha una vera e propria predilezione per l'heavy metal. Infine, ha collaborato con il padre suonando la batteria per la canzone dell’ultimo album “La cattiva compagnia”. 
LA SCOMMESSA 
Eli Hewson, all’anagrafe Elijah Bob Patricius Guggi Q Hewson, è il terzo figlio di Bono (U2)ed Alison Stewart (dopo Jordan, imprenditrice, e Memphis Eve, nota attrice), ed è nato il 18 agosto 1999. Da piccolo ha sofferto d’asma, e per questo ha dato il nome della sua band ad un oggetto legato a questo: inhaler, infatti, vuol dire inalatore. La band di cui è il frontman fa musica rock s’ispira alla new wave dei Joy Division. Ascoltate su Spotify “My honest face”: FIGLIO D'ARTE!

venerdì, novembre 13, 2020

Un buon libro da leggere - Amore Morte & Rock 'n' roll




In questo periodo di secondo lockdown poco importa che viviate in zona rossa, gialla od arancione. Sicuramente avrete più tempo per dedicarvi ad una buona lettura, magari alla sera prima di addormentarvi od in una pausa di lavoro mentre siete in smart working.
Vi consiglio allora "Amore, morte & Rock 'n' roll" del giornalista Ezio Guaitamacchi. Il titolo del libro è già evocativo ed incarna fin dall'immagine di copertina lo spirito cupo del rock. 
Misteri, circostanze oscure, silenzi ed omissioni ci portano alla scoperta degli ultimi giorni di esistenza di 50 rockstar mondiali.
Ai più forse non sembra il mestiere più pericoloso del mondo, ma leggendo le ultime ore dei nostri beniamini ci accorgiamo che suonare la batteria in un gruppo metal od essere il frontman di una band rock aumenta vertiginosamente le possibilità di morire in circostanze misteriose ed oscure. O forse tutto ciò serve per rendere immortale il ricordo del beniamino prematuramente scomparso? La risposta la canta Sting in 50.000, brano scritto dopo la scomparsa di Prince, quando sussurra …."le rockstar non muoiono mai, semplicemente svaniscono…".
E così potrete leggere di una Amy Winehouse, controllata giorno e notte da un bodyguard con il compito di proteggerla dai suoi eccessi di droga ed alcool, che muore nell'unica notte in cui viene lasciata sola nella sua stanza, o di un David Bowie che a pochi giorni dalla sua scomparsa per un tumore, contattò il suo produttore e disse di avere trovato il miglior modo per promuovere il suo album, appena uscito, e nel giro di 48 ore la notizia della sua dipartita su tutte le testate del mondo fece incrementare le vendite del suo ultimo lavoro. E poi rimarrete stupiti dal racconto di chi ha vissuto gli ultimi istanti in compagnia delle rockstar. Scoprirete la telefonata che scatenò il delirio suicida in Michael Hutchence, cantante degli Inxs, o la luce accecante che portò via Lou Reed nel suo giardino di casa, raccontata dalla sua compagna Laurie Anderson.
Le nostre Rockstar preferite ci lasciano senza parole in vita e da morti e forse aveva proprio ragione Sting…..non muoiono mai.

venerdì, novembre 06, 2020

Piattaforme on line per suonare insieme a distanza, pro e contro e lo studio di nuove tecnologie


Da oggi parte il secondo LOCKDOWN nazionale, diverso da quello di Marzo a partire dal fatto che non sarà uguale in tutte le regioni, ma la cosa che accomuna tutta Italia, e non solo, è l'impossibilità di poter suonare dal vivo, sia in sala prove che in locali e/o spazi all'aperto. Ma è veramente così???

Ovviamente nel senso stretto del termine si, ci sono però dei modi per poter sopperire alla distanza riuscendo a suonare insieme, ognuno comodamente nel proprio studio o nella propria cameretta.

Usati per primi dai musicisti professionisti per poter gestire più progetti contemporaneamente molte volte con artisti a km di distanza, le piattaforme on line hanno via via preso piede anche tra i musicisti amatoriali aumentando sempre di più la community e quindi dando al possibilità agli utenti di suonare con chiunque, qualsiasi genere musicale e trovare anche livelli di bravura differenti che potessero adattarsi alle proprie capacità.

Ma cosa serve per poter suonare on line? Beh prima di tutto la disponibilità di uno spazio (cantina, taverna, box o studio) dove poter suonare liberamente il proprio strumento senza disturbare vicini o famiglia ; certo con una chitarra, un basso, una tastiera è molto più facile in quanto il suono può essere "deviato" quasi completamente in cuffie o auricolari. Il difficile diventa quando lo strumento è principalmente acustico: batteria, sassofono, tromba, percussioni e perché no anche la voce stessa.

Se si riesce a superare il primo ostacolo diciamo che si è già a buon punto; basta dotarsi di una buona scheda audio dove far confluire il suono del proprio strumento, e ultimo, ma non meno importante, avere una buona connessione.

E' proprio su questo ultimo punto che negli anni ci sono stati i maggiori problemi; l'ossessione di tutti gli sviluppatori e ingegneri è sempre stata una sola: LATENZA.

Ed è facile capire perché: ovviamente qualsiasi cosa si suoni insieme deve avere alla base un timing, tutti devo recepire allo stesso momento qualsiasi strumento altrimenti se ci fossero dei ritardi anche minimi non si riuscirebbe a eseguire un brano con risultati soddisfacenti.

Grazie alla capacità della rete, fibra 4G e 5g, e ad applicazioni che riescono a ridurre al minimo il ritardo nella comunicazione, ultimamente si sono fatti passi da gigante, ma il risultato non è garantito al 100%: alcuni pacchetti dati che veicolano note possono non arrivare a destinazione.

Per far fronte a questo problema la ricerca, che coinvolge anche laboratori universitari, si sta affidando al machine learning: addestrare l'algoritmo a "predire" la musica che si sta eseguendo e, quando necessario, a sostituire i dati (le note, i suoni) dispersi.

Per questo è nato un prototipo che si chiama Jacktrip che utilizza proprio questo algoritmo e che in fase di test sta dando dei risultati sorprendenti, riducendo la latenza di suono ad un tempo inferiore di 30 millisecondi, praticamente lo stesso tempo che impiega il suono a propagarsi su una distanza di 10 metri. La cosa interessante è che questo algoritmo deve essere "addestrato" ai vari suoni prodotti dai diversi strumenti, quindi ce ne sarà uno per il pianoforte, violoncello ecc. perché laddove ce ne sarà bisogno lì dovrà predire e eseguire in pochissimo tempo.

Aldilà di quello che ci riserverà il prossimo futuro ci sono al momento varie piattaforme che permettono di suonare con una latenza assolutamente soddisfacente, ricordo fra gli altri: JAMULUS, JAMMR, NINJAM e recentemente sta spopolando un software chiamato ALOHA, di un'azienda italiana, che promette di annullare quasi completamente la latenza.



C'è però un altro problema che a mio parere questa tecnologia non potrà mai risolvere: per la mia concezione di musica e di musicista, che vive la musica come passione e come hobby, il suonare fisicamente da solo guardando uno schermo o un muro non mi da alcuna emozione. 

Per me suonare insieme comprende varie sfaccettature tutte importanti che non si limitano unicamente al suono o allo strumento: le chiacchere prima e dopo i concerti e le prove, gli sguardi scambiati sul palco o in sala, le dinamiche elementi che se mancano non mi permettono di completamente di emozionarmi e quindi di essere soddisfatto di quello che faccio. 

Ovviamente è una cosa soggettiva e sicuramente durante questo lock down questa astinenza la soffrirò molto, ma se siete interessati a questo mondo e non vi siete ancora avvicinati a queste tecnologie consiglio di provarci!!! magari in Canada, a Honolulu, a Perth c'è un chitarrista, un bassista o batterista che non vede l'ora di suonare con voi!!!




IL DOGUI






venerdì, ottobre 30, 2020

Steve Vai, il provino improbabile

Oggi il nostro post sarà dedicato a Steve Vai, uno dei più grandi chitarristi, punto di riferimento del rock contemporaneo e ad una sua esperienza a dir poco...impossibile...
Il chitarrista di origini italiane e più precisamente pavesi, per chi non lo sapesse ha la cittadinanza onoraria di Dorno, è conosciuto al mondo come un eccentrico polistrumentista ed uno degli shredder più tecnici ed ammirati...cos'è uno shredder? Semplicemente un musicista che con la sua notevole tecnica e velocità d'esecuzione fa girare la testa e morire di invidia molti suoi colleghi!
 
Molte delle sue competenze tecniche le ha assorbite grazie al suo maestro Satriani, ma è grazie alla sua passione per Frank Zappa che la sua vita e la sua carriera prenderanno definitivamente la strada del successo.
Decide infatti negli anni dei suoi studi presso la Berklee College of Music di Boston di inviare al suo idolo una registrazione della sua band del college, i Morning Thunder ed una trascrizione di "The Black Page" (opera di Zappa famosa per la sua complessità), riuscendo così a farsi notare dal genio che ingaggia il giovane Vai come trascrittore di partiture.

 
 
Arrivato però a questo ambìto traguardo come farsi sfuggire dalle mani una delle sue più grandi occasioni; Steve decide quindi di proporsi come musicista e di partecipare ad un provino per entrare a tutti gli effetti a far parte della band di Zappa.
Vai racconta sempre del suo terrore quando si presentò al provino: Zappa infatti era sì famoso per essere una leggenda del rock, ma era anche molto conosciuto agli addetti ai lavori per le sue audizioni complicate e stressanti.
 
Rimane infatti nella storia l'audizione di un giovane Steve Lukhater, fondatore dei Toto, che fu letteralmente massacrato da Zappa, gli chiese di suonare alcune battute e ad ogni errore del provinato anzichè farlo riprovare gli richiese continuamente qualcosa di diverso fino a mandare il giovane talento nella crisi più profonda.
 
Steve Vai racconta che durante la sua audition Zappa gli fece prima eseguire una parte di chitarra in modo tradizionale, poi in 7/8 ed in seguito in 7/8 reggae. Non soddisfatto ed un po' sadicamente (io me lo vedo il buon vecchio Frank con un ghigno satanico sotto i baffi) aggiunse una nota dopo l'altra fino a rendere la parte fisicamente impossibile da suonare per qualsiasi essere umano dotato "solamente" di dieci dita...
 
Steve a questo punto affranto si bloccò ed ammise di non riuscire ad eseguire la richiesta, voltò le spalle in segno di sconfitta e con la coda tra le gambe si diresse verso l'uscita per tornarsene a casa, ma a quel punto Zappa lo fermò dicendogli...Sei nella band!!!
 
Che altro aggiungere, tutto il resto è storia.
 
Rock and Roll
 
 

venerdì, ottobre 23, 2020

ESSERE O NON ESSERE TRIBUTE/COVER BAND?



Partiamo con il definire il significato di cover e tribute band. 

Le cover sono gruppi che s’ispirano all’originale facendone un’interpretazione propria, nella maggioranza dei casi questi musicisti restituiscono “un prodotto vero”, traducibile molto spesso in un successo in piena regola, al punto che, alcune di esse, sono riconosciute ufficialmente dal gruppo originario, con tanto d'investitura ufficiale.
Mentre le tribute band sono il tentativo di clonare un altro artista, l’obiettivo non è “essere qualcuno”, ma “qualcun altro”. Annullando la propria identità artistica per assumerne una (famosa) in prestito, sia musicalmente che visivamente: cambiano solo le persone rispetto alla band originale.
Inoltre seguono musica di un solo artista o gruppo e propongono esibizioni ricalcate sulle scalette originali adottando gli stessi impianti scenici (luci, scenografie ecc.), gli stessi strumenti e, nel caso siano importanti, gli stessi costumi. In alcuni casi utilizzando materiale originale appartenuto all’artista “coverizzato”.

Si tratta di un fenomeno che da molti viene giudicato negativamente. Eppure, nella musica classica, ad esempio, nessuna orchestra sinfonica esegue materiale originale, solo raramente propone quello composto dal proprio direttore. Ben pochi interpreti eseguono musica propria. E’ considerato un dato di fatto. 
Allora perché nel rock sì? 
Forse perché in questo tipo di operazioni, creatività e originalità sono spesso bandite. Ma, alla luce di quanto avviene in altri ambiti musicali, andrebbe rivisto. 
Tanto più se si parla di tribute band, il cui lavoro, come si accennava all’inizio, è frutto non solo di studio e riproposizione perfetta di brani musicali di un gruppo o artista, ma anche di tutto quanto vi fa da contorno: dal tipo di chitarra usato per quell’assolo, alla scaletta precisa del concerto riproposto, dal tipo di luci ecc. Tutto frutto di ricerche accurate e del recupero di tutto il materiale occorrente. Sono la riproposizione vivente di vecchi storici gruppi di cui magari esistono pochissimi filmati, questo tipo di concerti è quanto di più vicino si possa immaginare a un concerto “vero” del gruppo amato. Vi siete persi i Genesis con Peter Gabriel negli anni 70? Il concerto dei canadesi Musical Box può darvi davvero l’illusione di un salto indietro di 45 anni. Loro sono talmente perfetti da aver conquistato gli stessi…;Genesis: “Non sono solo una tribute band”, ha detto Phil Collins, “hanno preso un periodo storico e lo stanno riproducendo fedelmente nello stesso modo in cui qualcun altro realizzerebbe una produzione teatrale”. Ecco lo spirito giusto dell’operazione: non c’è niente di negativo. E poi, .."suonano meglio di quanto facessimo noi!”, ha concluso Phil, mentre si dice che Peter Gabriel abbia portato suo figlio a vedere lo spettacolo per mostrargli cosa faceva il padre “quand’era giovane ”…

Sulla piazza italiana vi segnalo le seguenti band che hanno un seguito non indifferente:
- 4 Days (Lombardia) Tributo a Elisa. Formata da 4 musicisti, la band nasce nel 2007 con l'intenzione di riproporre tutti i grandi successi della cantautrice di Monfalcone in una chiave più "rock", mantenendo però fedelmente gli arrangiamenti originali;
- Animali di zona (Lazio) Tributo ai Litfiba. Rock aggressivo e carica emotiva fanno del loro concerto un'esperienza unica;
- Asilo Republic (Emilia Romagna) Tributo a Vasco Rossi. La band proporre uno spettacolo musicale totalmente dedicato al rocker più famoso d'Italia, ponendo l'attenzione sulle versioni Live ed originali dei brani, dai primi successi fino ai più recenti, cercando di trasmettere l'energia, il coinvolgimento e le emozioni rock che si vivono ai concerti di Vasco;
- Bomba all'Hotel (Toscana) Tributo a Gianna Nannini. Il concerto della band (5 elementi: 1 cantante e 4 musicisti) è un vero evento live, che coinvolge il pubblico e celebra la straordinaria carriera dell'artista senese;
- La Distrazione (Lombardia) Tributo ai Negramaro. La band con straordinaria passione ed entusiasmo vi farà vivere un emozionante concerto. L'estrema somiglianza nella timbrica vocale, nell'interpretazione, nell'impatto sonoro, nell'immagine e nei movimenti fanno dei La Distrazione la più naturale e somigliante tribute band ai Negramaro; 
- Ligabue Cover Band (Toscana) Tributo a Ligabue. Gruppo composto da 5 musicisti che, ormai da anni, propone in tutta Italia uno spettacolo live sulle orme del cantante emiliano.

Concludo con indicare le band più gettonate al mondo; Non esistono statistiche ufficiali sul fenomeno delle cover band, ma grazie a internet è possibile comunque stilare l’elenco dei gruppi più tributati a livello planetario. Who -  Kiss - One direction - Spice girls – Queen – Beatles - Ac/Dc - Rolling Stones - Pink Floyd - Iron Maiden – Abba. 
Possiamo notare come siano presenti le band sempre verdi, più longeve sia dal punto di vista musicale sia anagrafico e che le diverse generazioni apprezzano e ripropongono. Sottolineo anche un fenomeno legato alla riproposizione di gruppi (vedi gli Abba) ai quali ultimamente sono stati dedicati film e musical grazie ai quali mantengono la loro popolarità nel tempo.

venerdì, ottobre 16, 2020

L'eternità in questo 2020 : The Rolling Stones


 

Che fosse un anno funesto lo si poteva già immaginare dato che il 2020 è un anno bisestile e nella cultura popolare sono sempre stati portatori di sventure e disgrazie. Ma nessuno avrebbe potuto pensare di dover affrontare un anno talmente nefasto da dover ricercare motivi e stimoli di sopravvivenza e di speranza. Ma siamo fortunati, e noi amanti del rock, in pieno lockdown abbiamo trovato la forza nella musica delle band che hanno attraversato ogni epoca con sfrontatezza e coraggio. E chi meglio dei Rolling Stones ci ha insegnato la resilienza. " Ok ti farò sapere", era il lontano 1976 e questa fu la risposta di Keith Richards ad un cronista che gli chiedeva quanto ci avrebbe messo a tirare le cuoia. Non era certo il manifesto della salute, ma Keith aggiunse anche " Ho una notizia per voi bastardi: vi seppelliremo tutti". Ed aveva ragione lui. Poche settimane fa, in questo 2020 maledetto, i "vecchi" Rolling Stones sono stati primi in classifica con un disco del 1973, Goats head soup, che all'epoca fu bollato come il disco del declino. Hanno sfidato tutti e tutto e sono ancora qua, con un aurea di eternità che li rende magici. Era il 1977 e si sfiorò una crisi diplomatica per una scappatella tra lo stesso Keith e la signora Maggie, moglie del primo ministro canadese; si schierarono politicamente quando alla caduta del muro di Berlino accettarono l'invito del presidente Havel per un concerto gratuito a Praga con lo slogan "Tanks are rolling out, The Stones are rolling in"; nel 2006 per un concerto un Cina evitano la censura di Stato che poneva il divieto su alcuni loro brani dichiarando "Chi se ne frega, abbiamo altri 200 pezzi !"; dopo il concerto a Cuba nel 2016 contestano la visita del Papa, che avviene qualche giorno dopo, con parole al vetriolo "Ha una bella faccia tosta, quello: un anno che ci lavoriamo e arriva lui ? Che aspetti il suo turno". L'immortalità passa anche dalla voglia di dire e fare quello che si vuole, sempre, contro tutti  e contro tutto. 1982, durante il mundial azzurro, si permettono di trattare a pesci in faccia gli Agnelli, promotori del tour degli Stones in Italia.

Malavita, dolce vita e saper stare al mondo, nel mondo. Ed ora si preparano a pubblicare il nuovo album dopo ben 16 anni, mentre tutta l'industria della musica paga lo scotto del Covid, ed a proseguire la loro carriera fino al 2022-2023, celebrando i 60 anni di attività e gli 80 anni di Keith e Mick. Gli immortali non si arrendono mai.......grazie Stones per il vostro insegnamento.


venerdì, ottobre 09, 2020

Identità Musicale: Omaggio ad Eddie Van Halen

 


So che è banale scrivere un post per un artista recentemente scomparso, ma la prematura morte di Eddie Van Halen non rende questo fantastico chitarrista un mito.....perchè lo era già da vivo!!

Edward Lodewijk van Halen, detto Eddie, era il minore dei due figli di Jan Van Halen, sassofonista e clarinettista Jazz di Amsterdam, e di Eugenia Van Beers. Cresciuto fino a sette anni in Olanda si trasferisce poi con l'intera famiglia a Pasadena, negli Stati Uniti.

In realtà la sua passione da piccolo era il calcio ma comincio ad avvicinarsi alla musica seguendo il fratello Alex, prima imparando pianoforte e batteria, successivamente a dodici anni ha un'illuminazione quando prende in mano per la prima volta la chitarra del fratello, non lasciandola più. IL fratello poi passò così alla batteria.

I due fratelli poi nel 1972 fondarono una band insieme al cantante David Lee Roth e al Bassista Michael Anthony, che due anni dopo prese il nome di VAN HALEN.

La Band per più di vent'anni diventò il punto di riferimento sulla scena mondiale dell'Hard Rock tanto che da marzo 2019 i Van Halen sono saliti al ventesimo posto nella lista RIAA degli artisti più venduti negli Stati Uniti con 56 milioni di album negli States e oltre 80 milioni in tutto il mondo.; il gruppo ha inoltre stabilito il record di tredici n.1 nella speciale classifica Mainstream Rock Songs. 
Il canale VH1 ha classificato la band al settimo posto in una lista dei 100 migliori artisti hard rock di tutti i tempi. Nel gennaio 2007, i Van Halen sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame.

Ci sono tante curiosità che avvolgono il mito di questo grande chitarrista, primo fa tutti la tecnica che lo ha reso celebre in tutto il mondo e cioè il tapping: Il tapping consiste nell'utilizzare la mano ritmica (destra per i destrimani, sinistra per i mancini) per suonare delle note (note legate) direttamente sulla tastiera, generalmente usata per suonare intervalli molto larghi, altrimenti molto difficili da eseguire. Eddie divenne un vero e proprio punto di riferimento e maestro del tapping ed in un intervista confessò di aver appreso per la prima volta questa tecnica da Jimmy Page dei Led Zeppelin, usata dallo stesso nel brano Heartbreaker; Eddie lo stava studiando ma non riusciva a trovare un modo per suonare le veloci sezioni legate dell'inizio così, quasi per caso, scoprì il tapping. Nella stessa intervista Van Halen dichiara tuttavia di aver osservato Page mentre suonava note legate con una mano e salutava il pubblico con l'altra durante un live e, prendendo spunto da questo gesto, avrebbe iniziato a sviluppare il tapping. 

Un'altra curiosità era la sua maniacale adorazione per Eric Clapton, all'epoca dei Cream, tanto che all'età di 14 anni sapeva quasi tutti i suoi assoli, più tardi poi dichiarerà che non era mai stato in grado di eseguirli identici a Clapton, che lo considerava un extraterrestre della chitarra, ma di averli poi fatti suoi con la sua tecnica e le sue conoscenze.

Tra le tante collaborazioni di Eddie c'è anche quella con Michael Jackson per il brano Beat It. Quincy Jones, allora produttore di Jackson, lo chiamò per eseguire l'assolo di questa mitica canzone ed Eddie lo fece senza richiedere alcun compensoe e, come si dice, "buona la prima". Quell'assolo diverrà poi un momento chiave del brano rendendolo ancora più bello e riconoscibile; Al tal proposito si può citare un curioso aneddoto: alcuni anni più tardi Jennifer Batten, turnista di Jackson, eseguì lo stesso assolo in uno studio di registrazione in cui, per casualità, era presente anche van Halen; ascoltate le prime note dell'assolo, Eddie si recò nello studio adiacente e chiese a Batten di rifarlo con la sua Kramer 5150. Una volta terminato le chiese di farglielo rivedere perché non avendolo più rifatto dall'epoca della registrazione l'aveva dimenticato.

Forse non tutti sanno che nel primo film di Ritorno al futuro, Mary McFly obbliga il padre ad ascoltare dei rumori che vengono dallo spazio, ma non provengono in realtà dallo spazio. Sono dei suoni che vengono proprio dalla chitarra di Van Halen.


Infine una delle curiosità più affascinanti riguardano la sua mitica chitarra: la mitica FRANKENSTRAT. Eddie se la costruì da solo comprando un corpo ed un manico della Boogie Bodies per circa 80 dollari e, una volta assemblati i pezzi, diede vita a quella che sarebbe poi diventata la sua leggendaria Frankenstrat. A causa dei pick-up single-coil, tuttavia, essa aveva un suono troppo fino rispetto alla Gibson ES-335 usata in precedenza, che montava pick-up humbuckers ma che risultava troppo pesante: fu così che decise di prendere il meglio delle due montando un pick-up della Gibson sulla Frankenstrat allargando l'alloggiamento per il pick-up senza preoccuparsi del risultato estetico. Poi intervenne anche sul look della chitarra, dapprima verniciando strisce nere su fondo bianco (il risultato lo si può vedere nella copertina del primo disco) e negli anni a seguire vennero aggiunte strisce rosse, stile che divenne poi uno dei tratti più riconoscibili dei Van Halen.

Insomma Eddie Van Halen è stato veramente un artista con un'identità musicale, anche i meno appassionati riuscirebbero a riconoscere uno dei suoi mitici assoli, per non parlare di canzoni come Jump, Ain't' talking 'Bout love, Panama e Running with the Devil.

IL DOGUI
 









venerdì, ottobre 02, 2020

Clapton falling in love with Blackie...

Oggi la nostra attenzione sarà rivolta al figlio di una ragazza madre cresciuto con l'illusione che i nonni fossero i genitori, al ragazzo deriso e maltrattato dalla società inglese che ha dovuto lottare contro un'infanzia difficile, un'adolescenza ribelle, una vita piena di dolore, contro dipendenze varie e contro lo spettro della morte che più volte ha bussato alla sua porta: Eric Clapton.


 

Penso che questo nome nel panorana blues mondiale non abbia bisogno di presentazioni, un musicista che sin da giovane si è trovato subito a suo agio con la chitarra, non per niente i risultati arrivarono prestissimo, già sul finire degli anni sessanta era già considerato una leggenda.

Slowhand, così soprannominato dagli addetti ai lavori non tanto per la sua lentezza nel suonare lo strumento a sei corde ma tanto per i tempi effettivi in cui Clapton sostituisce le corde dello stesso strumento (...e questo non tutti lo sanno), nei primi anni settanta era già acclamato in tutto il mondo per il suo stile ed il suo tocco inconfondibile vantando collaborazioni con gruppi ed artisti che vanno dagli Yardbirds ai Cream, da John Mayall & The Bluesbreackers ai Blind Faith, dai Delaney & Bonnie ai Derek and The Dominos fino ad arrivare a collaborazioni con i Rolling Stones ed un certo Jimi Hendrix che amichevolmente lo chiamava "il professore".

Come però già fatto in precedenza in un altro post dedicato a Keith Richards, non vorrei togliere spazio a chi ha contribuito al successo di Clapton: la sua amata Blackie, la sua Stratocaster costruita personalmente dal chitarrista nel 1970, la Fender che ha fatto la storia del Blues.

La storia d'amore tra Blackie e Clapton è romantica e vale la pena raccontarla.


 

Era il 1970 quando Slowhand acquistò sei Stratocaster degli anni '50, ne ragala una a Stevie Winwood, una a George Harrison ed una a Pete Townshend; le 3 superstiti le smonta e con la sensibilità che lo ha sempre contraddistinto sceglie il meglio dei pezzi smontati creando così la Fender più nota e amata nella storia del rock.

Uno strumento straordinario con una struttura perfettamente bilanciata, un corpo leggerissimo con forme sinuose, un manico di proporzioni ideali e pickup particolarmente potenti per quell'epoca.

Un rapporto di reciproca ammirazione tra lo strumento e chi lo suonava, una "love story" durata per ben 20 anni interrotta, se così si può dire, solo dal tempo e dall'usura che anche l'infaticabile Blackie ha dovuto subire...il manico si assottiglia e gli slot dei tasti si allargano, verso la fine degli anni '80 non ce la fa più ed Eric decide di ritirarla.

Sarà battuta nel 2004 all'asta per quasi un milione di dollari; la rispettabile conclusione di uno strumento che ha ispirato generazioni di musicisti tra cui uno dei più grandi di tutti. Eric Clapton.

venerdì, settembre 25, 2020

Quando le cover superano gli originali

 



Nella storia della musica non è raro che alcune canzoni rivisitate da altri artisti nella musica o nel testo siano risultate di maggior successo rispetto agli originali. Prima di entrare nel merito della discussione è bene definire il termine e l’intendimento di cover. Nel mondo anglosassone la parola inglese “cover” ha due significati: la copertina di un disco in vinile o di un cd (http://dreamkoma.blogspot.com/2020/07/booklet-cover-disco_24.html) o la versione successiva di un brano originale (cover version). Fuori dai confini britannici dobbiamo e possiamo fare altre distinzioni così sintetizzate in relazione al nostro mercato discografico:

1-cover nella stessa lingua 

2-cover in una lingua diversa 

3-traduzione del testo originale 

4-testo inventato ignorando l'originale 

5-testo originale inesistente (brano strumentale) e aggiunto nella cover italiana.

 

Per approfondimento o curiosità vi invito a consultare il completissimo sito https://secondhandsongs.com

 

Insomma, le cover non sono assolutamente da sottovalutare rispetto alle canzoni do origine, a volte, possono migliorarle o renderle attuali; grazie al continuo evolversi delle tecnologie si riesce ad enfatizzare il valore stesso della canzone raggiungendo un livello di notorietà e successo inimmaginabile per l’originale. 

Tra i motivi che permettono questo risultato possono essere: la maggior fama dell’interprete oppure il tempismo; la cover esce nel momento giusto in cui il pubblico è pronto a recepirla ed apprezzarla.

Sottopongo alla vostra attenzione alcune delle canzoni che hanno ottenuto un successo assoluto a livello mondiale: 

- Knockin’ on Heaven’s Door di Bob Dylan e poi hit dei Guns’n’Roses;

- Sweet Dreams degli Eurythmics poi ripresa da Marylin Manson; 

- All Along The Watchover di Jimi Hendrix che superò il genio dell’originale suonata da Bob Dylan;

- Mad World colonna sonora di Donnie Darko, interpretata da Gary Jules, era in origine un brano dei Tears For Fears;

- Hey Joe suonata da Hendrix (così famosa che in molti pensano sia un suo brano) ma è da attribuire a Billy Roberts. Suggerisco di leggervi la storia della canzone: https://it.wikipedia.org/wiki/Hey_Joe 

- Where did you sleep last night di Leadbelly portata al successo dai Nirvana. Alla fine dell’MTV Unplugged del 1993, Kurt Cobain annuncia al pubblico che eseguirà una canzone del suo bluesman preferito: versione da brividi! 

- Twist and Shout – presente nell’album dei Beatles Please Please Me, del 1963 – è in realtà una canzone interpretata dal gruppo statunitense dei The Isley Brothers. La storia dietro Twist and Shout consta poi di un ulteriore livello di accreditamento. Nel 1961 il produttore Phil Spector decide di lanciare un gruppo chiamato Top Notes proprio con Twist and Shout. Il compositore del brano – non soddisfatto del sound e dell’approccio scelto da Spector – si offrì di produrla per un altro gruppo, gli Isley Brothers appunto, che avevano deciso di re-inciderla. Solo successivamente i Beatles inserirono la loro personale interpretazione del brano nel loro album del 1963. E come se non bastasse Bruce Springsteen ne ha fatto un cavallo di battaglia dal lontano 1973. 

- Dazed and Confused è un brano dell’artista folk Jake Holmes, reso celebre dai Led Zeppelin nel loro album di debutto omonimo. Anche Holmes aveva registrato e inciso il brano per il suo primo disco – The Above Ground Sound of Jake Holmes – pubblicato nel 1967. - I love rock’n roll della band Arrows singolo portato al successo nel 1982 da Joan Jett, il brano negli anni è diventato un grande emblema dell’hard rock, una delle canzoni più popolari in assoluto nonché una pietra miliare della musica in generale, uno di quei brani che non si può non conoscere. Eppure anche questo pezzo era stato rilasciato in precedenza dagli Arrows, band rock la cui carriera è andata avanti per soli 3 anni senza che fosse loro riconosciuto alcunché da parte del pubblico. 

Nelle miriadi di brani stravolti, riadattati di tutti i generi concludo il post con alcune icone di altri generi musicali: 

- Respect classico degli anni ’60 successo della dea canora Aretha Franklin. Pietra miliare della musica black e non solo, l’inno femminista di Aretha è un pezzo di storia non solo musicale ma anche sociale, una vera opera d’arte che ha ispirato tutte le generazioni e decine di altri artisti nella storia. Ebbene, stiamo parlando di una cover, infatti l’originale fa capo ad un artista maschile: Otis Redding che pubblicò il brano due anni prima (1965) rispettto ad Aretha. Il messaggio fortemente femminista che la donna diede al brano ha fatto tuttavia si che la precedente versione fosse completamente dimenticata da tutti, cancellando così dalla storia della musica la versione originale di questa storica hit. 

- Killing Me Softly with this song dei Fugees scritta da Rebecca Flack cantante soul che rilasciò la prima versione del brano nel 1972. Dotata anch’essa di una carica emotiva senza tempo ma accompagnata da un ritmo meno incalzante e più pacato, anche questo brano originale ottenne un grandissimo successo, ma non arrivò certo ai livelli della sua fantastica cover, no.1 in 19 classifiche diverse ed imposta universalmente come emblema del suo genere musicale. 

Ultima citazione va al brano Enjoy The Silence dei Depeche Mode, interpretata dalla band italiana Lacuna Coil:ascoltate gente! 

 

 I LOVE ROCK!


venerdì, settembre 18, 2020

Sanremo Rock


Forse in pochi sanno che il più longevo contest nazionale per artisti o gruppi italiani emergenti della musica rock e' il Sanremo Rock. 
Nato ormai nel lontano 1987 come appendice del famosissimo ed internazionale Festival della Canzone Italiana, il Sanremo Rock ha visto calcare il proprio palco da artisti in gara, all'epoca semi-sconosciuti, che oggi sono conosciuti ai più. Parliamo dei Bluvertigo, Ligabue, Denovo, Carmen Consoli, CCCP, Modà e dei Litfiba. 
E come ospiti internazionali ?? Beh che dire.....se vi dicessi Duran Duran, Spandau Ballet, Paul Simon, George Harrison e Paul McCartney. Il meglio del meglio della musica rock.
Quest'anno, la 33° edizione, e' stato premiato un gruppo heavy metal bolognese. I Magenta#9.
Hanno sbaragliato la concorrenza di altri artisti emergenti con il brano "Non si può" uscito durante il lockdown e suonato davanti a 200 persone presenti al Teatro Ariston tutte rigorosamente con la mascherina.
Il video realizzato con tecnica cartoon e' ambientato ovviamente a Bologna e racconta l'evasione dei componenti del gruppo dal carcere per poter suonare in un locale ......ma non vi dico altro.... guardatelo

venerdì, settembre 11, 2020

YESTERDAY di Danny Boyle......storia di una musica che non morirà mai...

 


Premetto subito che se non avete ancora visto il film questo articolo potrebbe contenere SPOILER!!!

Nel 2019 Danny Boyle, regista degli acclamati Trainspotting e The Millionaire, firma questa leggera commedia musicale basata sull'immortale mito dei BEATLES.

la trama, in breve, racconta di Jack Malik  un cantautore di Lowestoft che non riesce a sfondare, seppur la sua manager e amica d'infanzia Ellie Appleton lo incoraggi a non rinunciare a tale sogno, che è più suo che non dell’uomo. Jack viene investito da un autobus durante un blackout globale, dopo il quale il mondo intero, tranne Jack, si risveglia senza il ricordo dei Beatles e della loro musica. Ancora incredulo per questo fatto decide di approfittare della situazione cominciando a cantare e a registrare le loro canzoni più famose dicendo a tutti di esserne l'unico autore conquistando in poco tempo, grazie anche ai social ed internet, un successo mondiale.

Il film è piacevole ma quello su cui mi volevo soffermare con questo articolo è proprio l'aspetto musicale e su alcuni particolari che mi sono subito balzati all'occhio:

Il primo, e secondo me il più importante, è che la musica, se fatta bene, non ha epoca; pensate che in un'epoca di evoluzione musicale rispetto agli anni sessanta, con ormai dappertutto influenze rap, trap, musica elettronica o altro, il Jack Malick propone,come nuove,canzoni che hanno più di sessantanni e il mondo, dai giovani ai più attempati, rimane semplicemente incantato da tanta bellezza. E questo secondo me lancia un messaggio forte e chiaro: se una canzone è fatta bene e trasmette emozioni non ha letteralmente età, e questo rafforza ancora di più l'idea di quanto i Beatles hanno rappresentato nella storia della musica.

E qui mi collego al secondo particolare che mi ha colpito del film e cioè mettermi a pensare a che mondo sarebbe stato se non fossero mai esistiti alcuni pilastri della musica....se non fossero mai esistiti i Pink Floyd, I Beatles appunto, Michael Jackson e tanti altri.....di sicuro sarebbe stato un mondo musicalmente molto più povero. E' vero voi mi direte "va beh ce ne sarebbero stati altri a colmare quel vuoto" si ma sarebbero stati ugualmente all'altezza??

Il terzo e ultimo particolare è senza dubbio una costatazione che il regista ha voluto trasmettere indirettamente: e cioè che in questo momento forse viviamo un periodo musicale abbastanza povero di genialità e di originalità tanto che basta che venga proposta una canzone, che si porta dietro 60 anni, a sbaragliare completamente il campo calpestando qualsiasi artista contemporaneo.

Eh questo ultimo concetto viene avvalorato da una bellissima scena del film: Ed Sheeran, che nel film impersona se stesso, colpito dalle canzoni "nuove" di Jack gli propone di fargli da spalla nel tour europeo della star che come prima tappa avrebbe avuto la città di Mosca; Jack accetta di buon grado l'invito e per quella data ha la geniale idea di proporre il brano "Back in U.S.S.R." che i Beatles composero nel 1968. Alla fine ritrovandosi in un locale di Mosca per rilassarsi, Ed Sheeran si complimenta per la performance e per l'idea della canzone a tema "Russia", Jack ringraziandolo sostiene di averla scritta nel viaggio in aereo tra Londra e Mosca proprio per l'occasione. Allora Ed, colpito da questa facilità di scrittura di Jack gli propone una sfida: i due sarebbero dovuti andare dietro il palco del locale e in dieci minuti avrebbero dovuto scrivere una canzone completamente nuova, mai composta prima. Jack accetta e la sfida inizia; Comincia a esibirsi Ed che propone una canzone sulla falsa riga del suo stile, comunque oracchiabile e carina.
Quando arriva il turno di Jack, si siede al piano e comincia ad intonare "THE LONG AND WINDING ROAD": tutto il pubblico compreso ED rimane completamente senza parole e quando arriva il turno di votare Ed zittisce il pubblico dicendo "Credo proprio che non ci sia bisogno di votare....chi mi sta vicino mi aveva sempre detto che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno molto più bravo di me..e credo che sia arrivato...questa è una delle canzoni più belle che abbia mai ascoltato...e il fatto che tu l'abbia composta in 10 minuti è sconcertante....Direi proprio che ci troviamo di fronte a Mozart e Salieri, che sono io.....

e come si dice....quando non c'è gara c'è poco da fare..

IL DOGUI