venerdì, ottobre 02, 2020

Clapton falling in love with Blackie...

Oggi la nostra attenzione sarà rivolta al figlio di una ragazza madre cresciuto con l'illusione che i nonni fossero i genitori, al ragazzo deriso e maltrattato dalla società inglese che ha dovuto lottare contro un'infanzia difficile, un'adolescenza ribelle, una vita piena di dolore, contro dipendenze varie e contro lo spettro della morte che più volte ha bussato alla sua porta: Eric Clapton.


 

Penso che questo nome nel panorana blues mondiale non abbia bisogno di presentazioni, un musicista che sin da giovane si è trovato subito a suo agio con la chitarra, non per niente i risultati arrivarono prestissimo, già sul finire degli anni sessanta era già considerato una leggenda.

Slowhand, così soprannominato dagli addetti ai lavori non tanto per la sua lentezza nel suonare lo strumento a sei corde ma tanto per i tempi effettivi in cui Clapton sostituisce le corde dello stesso strumento (...e questo non tutti lo sanno), nei primi anni settanta era già acclamato in tutto il mondo per il suo stile ed il suo tocco inconfondibile vantando collaborazioni con gruppi ed artisti che vanno dagli Yardbirds ai Cream, da John Mayall & The Bluesbreackers ai Blind Faith, dai Delaney & Bonnie ai Derek and The Dominos fino ad arrivare a collaborazioni con i Rolling Stones ed un certo Jimi Hendrix che amichevolmente lo chiamava "il professore".

Come però già fatto in precedenza in un altro post dedicato a Keith Richards, non vorrei togliere spazio a chi ha contribuito al successo di Clapton: la sua amata Blackie, la sua Stratocaster costruita personalmente dal chitarrista nel 1970, la Fender che ha fatto la storia del Blues.

La storia d'amore tra Blackie e Clapton è romantica e vale la pena raccontarla.


 

Era il 1970 quando Slowhand acquistò sei Stratocaster degli anni '50, ne ragala una a Stevie Winwood, una a George Harrison ed una a Pete Townshend; le 3 superstiti le smonta e con la sensibilità che lo ha sempre contraddistinto sceglie il meglio dei pezzi smontati creando così la Fender più nota e amata nella storia del rock.

Uno strumento straordinario con una struttura perfettamente bilanciata, un corpo leggerissimo con forme sinuose, un manico di proporzioni ideali e pickup particolarmente potenti per quell'epoca.

Un rapporto di reciproca ammirazione tra lo strumento e chi lo suonava, una "love story" durata per ben 20 anni interrotta, se così si può dire, solo dal tempo e dall'usura che anche l'infaticabile Blackie ha dovuto subire...il manico si assottiglia e gli slot dei tasti si allargano, verso la fine degli anni '80 non ce la fa più ed Eric decide di ritirarla.

Sarà battuta nel 2004 all'asta per quasi un milione di dollari; la rispettabile conclusione di uno strumento che ha ispirato generazioni di musicisti tra cui uno dei più grandi di tutti. Eric Clapton.

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