venerdì, luglio 24, 2020

Booklet & Cover disco





(da in alto a sinistra: 1984, Van Halen -1983; The Dark Side of the Moon, Pink Floyd -1973; Houses of the Holy, Led Zeppelin – 1973; Axis: Bold As Love, The Jimi Hendrix Experience -1967: Strange Days, The Doors -1967; Born in the USA, Bruce Springsteen -1984; Abbey Road, The Beatles – 1969; The Velvet Underground & Nico, Velvet Underground -1967).



Abbiamo dischi il cui artwork è frutto di una collaborazione diretta con l’artista, che interviene attivamente nel definire l’identità (se non altro visiva) dell’oggetto-disco. L’idea che in un dato periodo storico (sommariamente, tra gli anni 60 e l’inizio dei 90) estetiche, percorsi, e immaginari di rottura furono veicolati da prodotti di largo consumo in grado di raggiungere un pubblico che altrimenti difficilmente li avrebbe intercettati, contribuendo a un generale “risveglio di massa” nelle coscienze dei giovani figli del boom.

Agli inizi anni ’90, ricordo gli acquisti dei primi CD (Compact Disk) musicali; il nuovo formato audio con qualità sonora migliore e la grande capacità di immagazzinamento del supporto ottico rispetto alle mitiche cassette. Inoltre, i CD permettevano di poter dare maggiore rilevanza a tutto il progetto artistico attraverso il cofanetto che conteneva le cover, con il formato più visibili, le grafiche ed i vari contenuti espressi nell'opuscolo che pagina dopo pagina descriveva il testo delle canzoni e la rappresentazione visiva dell’artista: la giusta via di mezzo tra il vinile e le già citate cassette.

In un negozio di musica la scelta avveniva tra i vari scaffali scrutando e curiosando alla ricerca della “sorpresa” qualcosa che attirasse per l’originalità dell’immagine; dal titolo o dalla grafica utilizzata etc..In definitiva che stuzzicasse l’appetito all'acquisto: dal desiderio di immergersi nel mondo, anticipato dalla copertina prima, e poi contenuto nel librettino.

Alcuni booklet non sono solo testi e parole delle canzoni ma scrigni di pensieri, dediche e immagini che rappresentano e valorizzano quanto poi è inciso con le note musicali. La storia ha sancito che non sempre l’importanza o la popolarità degli album sia dovuto “solo” alla musica ma si evince come il prodotto artistico sia tout court di parole, musica e IMMAGINE: molte considerate vere e proprie opere d’arte. Di contro, ci sono dischi la cui qualità in senso musicale è altamente discutibile ma che nonostante questo rappresentano dei tasselli importanti nella storia della musica , solo grazie alla loro copertina.

La copertina di un disco in molti di casi condensa l’indefinita serie di attività che portano al disco o di cui lo stesso rappresenta un punto di snodo. Dagli anni Settanta, gli artisti incominciano a intendere la loro pratica non più in funzione del prodotto finale (l’oggetto/opera da esporre in un museo e/o vendere in una galleria) ma come processo – un termine che diventa parola chiave – un fenomeno che la critica d’arte americana Lucy Lippard nel 1973 definisce “dematerialization of the art obejct”. In questo modo, tutta una serie di pratiche prima considerate “collaterali” diventano elementi fondamentali della pratica artistica, per esempio il lavoro dell’artista in studio così come la produzione di libretti, poster, cartoline e dischi per l’appunto.

Vi suggerisco un grosso volume uscito nel 2017 per Taschen (450 pagine in formato quadrato 29×29 cm) dal titolo di per sé rivelatore: Art Record Covers raccoglie 500 copertine di dischi “d’artista”, vale a dire copertine firmate da artisti visivi – anche molto noti – dagli anni ’50 fino ai giorni nostri. Libro che mette in fila i contributi all’industria discografica di nomi quali Salvador Dalì, Jean-Michel Basquiat, Damien Hirst, Andy Warhol (suo il John Lennon in sovraccoperta) e decine e decine d’altri.

Oggi ci troviamo nella generazione dei booklet digitali. Un file in formato PDF ottenibile con l'acquisto di un album musicale su un negozio di musica digitale. Si tratta di un file formato da diverse pagine contenente foto, testi, crediti e tutto ciò che solitamente è contenuto e rintracciabile nei libretti venduti all'interno degli album musicali nella loro versione standard, acquistabile nei negozi di dischi.

Il primo esempio di booklet digitale è stato reso disponibile il 23 novembre 2004 in occasione della pubblicazione dell'album How to Dismantle an Atomic Bomb degli U2 sulla piattaforma digitale della Apple iTunes Store, la più diffusa al mondo.

Viva l'Arte!

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