lunedì, febbraio 26, 2018

I 4 del New Jersey

Una produzione del Teatro Nuovo di Milano con la collaborazione del Theatrical Rights (NY); torna in Italia il pluripremiato musical campione di incassi a Broadway e nel West End di Londra: "Jersey Boys il Musical".
Un musical ispirato ai The Four Seasons, gruppo di italoamericani del New Jersey che hanno fatto la storia della musica.
Perchè gli anni '60 non vissero solo di Beatles ma anche dei brani dei The Four Seasons, conosciuti anche come Jersey Boys, interpretati addirittura da artisti di primo livello come Elvis Presley, Frank Sinatra, The Temptation, Diana Ross & The Supreme, i Muse, i Killers, Gloria Gaynor e molti altri.
Jersey Boys il Musical è un magnifico viaggio musicale tra i successi che hanno scalato le classifiche di tutto il mondo tra gli anni '50 e gli anni '70, ha debuttato a Broadway nell'agosto del 2005 ed ha vinto in quasi 11 anni di repliche tra New York, Londra e Las Vegas 54 premi tra cui il Laurence Olivier Awards (massimo riconoscimento europeo per i musical) ed i celebri Grammy Awards e Tony Awards. 
E' anche il titolo del film firmato da Clint Eastwood nel 2014, dove appunto si narra l'ascesa verso la notorietà di Frankie Valli, il chitarrista Tommy DeVito, il bassista Nick Massied il tastierista Bob Gaudio i quali hanno fondato una delle band di maggiore successo nella storia del pop rock. 
Si narra delle loro vicende artistiche e familiari, la folla, le angosce, la musica ed i trionfi segnati da un susseguirsi di alti e bassi ed anche dei loro rapporti con la mafia.
Nella versione italiana Frankie Valli è interpretato da Alex Mastromarino che grazie alla sua interpretazione ha conquistato il premio come "Migliore Attore Protagonista", Marco Stabile è DeVito, Flavio Gismondi nei panni di Gaudio e Claudio Zanelli nei panni di Massi. Regia del grande Claudio Insegno.

dal 02 al 04 marzo 2018 LAC (Lugano -Svizzera-)
dal 10 al 11 marzo 2018 Teatro Coccia (Novara)
12 marzo 2018 Nuovo Teatro Verdi (Montecatini PT)

sabato, febbraio 24, 2018

Concerti Live o Fake?



La performance Live rimane per qualsiasi artista la parte preferita di questo "lavoro". L'emozione, l'adrenalina e la carica che ti trasmette il pubblico sono delle sensazioni inimitabili che molto spesso sono le stesse che prova lo spettatore che assiste al live, creando una specie di simbiosi tra l'artista e il pubblico.

Se in passato il concerto era una delle tappe di un progetto musicale, adesso è ormai diventato la quasi unica fonte di guadagno per un musicista. Con l'avvento della tecnologia la vendita dei dischi, digitali e non, rappresenta ormai una piccola parte di introito; è forse per questo che l'artista e i loro manager si concentrano molto di più sul live, non solo dal punto di vista delle quantità di date ma anche dalla qualità dello spettacolo. Gli investimenti nella creazione dello show sono elevati e ormai la tendenza non è più solo curare l'aspetto acustico ma anche quello visivo.

Ogni genere musicale ha la sua location ideale che amplifica ancora di più queste emozioni: il teatro per le performance unplugged (di cui ho parlato nel post delle scorse settimane), i grandi stadi e spazi pubblici per la musica rock in generale e il palasport per il pop.

Ma la domanda è: cosa cercate in una performance live del vostro artista preferito? Cosa dovrebbe fare il performer per non deludere il proprio pubblico?

Personalmente ritengo indispensabile che ci sia una perfezione dal punto di vista canoro e strumentale e questo sta diventando sempre meno una cosa scontata. In passato cantare e suonare dal vivo era molto più fedele al progetto registrato in studio e sicuramente il pubblico lo apprezzava; I tecnici in studio utilizzavano pochissimi filtri alla voce, auto-tune, registrazioni di strumenti su più tracce ecc. facilitando il compito all'artista nel ricreare live le atmosfere del disco.

Oggi invece la tecnologia risolve tante cose: stonature, ottave vocali irraggiungibili, strumenti che non ci sono ecc. e quindi molti artisti sopperiscono a queste mancanze creando nel live uno spettacolo che distoglie l'attenzione dello spettatore sull'aspetto acustico distraendolo con luci, laser, filmati proiettati in enormi video wall, ballerini, tracce pre-registrate e chi più ne ha più ne metta.
Il pubblico, stordito più da quello che ha visto che da quello che ha ascoltato, si dimenticherà della stonatura, della canzone preferita cantata due ottave sotto la tonalità originale, del fatto che alla fine erano in quattro musicisti su quel palco ma sembrava di sentire l'orchestra della scala.

Per questo motivo nelle mie scelte su che live andare a vedere ho sempre privilegiato artisti su cui potevo mettere la mano sul fuoco riguardo il loro talento e devo dire che situazioni come quelle descritte precedentemente ne ho trovate poche. Certo bisogna avere l'orecchio "allenato" per scoprire eventuali magnane e fregature ma alla fine con un po' di attenzione si può capire se quello che stai ascoltando corrisponde a verità: Per esempio non è difficile capire che se una canzone viene eseguita con un arrangiamento inedito che si discosta da quello del disco è un segnale che molto probabilmente l'artista e i suoi musicisti la stanno eseguendo al 100% dal vivo; oppure se un cantante si ferma per far cantare il pubblico, che molto spesso non è a tempo, è un'altro segnale che non ci sia una traccia vocale o strumentale sotto pre-registrata.
Altri accorgimenti sono magari più difficili da osservare e dipendono dalla distanza che lo spettatore ha dal palco. Osservare il cantante se dice le parole che sentiamo, se canta al microfono quando sentiamo cantare, se un chitarrista cambia accordi al momento giusto, se il batterista colpisce il tamburo o il piatto con il tempo giusto ecc. Queste ultime accortezze sono molto amplificate nelle performance suonate durante le trasmissioni televisive. Molto spesso tutti sono in playback e non è raro vedere cantanti che non muovono le labbra a sincrono o musicisti che suonano altre note.

Questo mio post però non vuole essere un consiglio a non andare ai concerti, anzi; Però da appassionato spettatore e da modesto musicista pretenderei non essere preso in giro, anche perchè i biglietti li pago e anche profumatamente. E quindi cercate sempre di privilegiare artisti di comprovata bravura e non creati a tavolino da case discografiche; così facendo magari le Lady Gaga, le Miley Cyrus, i Fedez e compagnia bella ce li ascoltiamo alla radio e invece spendiamo i soldi per ASCOLTARE un live che merita.

In conclusione voglio dirvi quali artisti mi hanno personalmente impressionato in performance live:

- Phil Collins
- Sting
- R.E.M.
- Pino Daniele
- Chick Corea & Electric Band
- Dream Theater
- Toto
- Rod Stewart
- Alicia Keys
- Incognito
- Litfiba

quelli che non mi sono piaciuti non ve li dirò neanche sotto tortura.......

IL DOGUI



venerdì, febbraio 23, 2018

Perchè la musica Rock si chiama così?



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Rocking era un termine utilizzato dai cantanti gospel nel Sud degli USA per indicare qualcosa di simile all'estasi mistica. 
Il musicista blues Roy Brown la usò nel 1947 con un significato ironico nella sua canzone Good Rocking Tonight in cui la parola era apparentemente riferita al ballo, ma era in effetti una neanche tanto nascosta allusione al sesso.Questi doppi sensi non erano nuovi nella musica blues ma era la prima volta che si sentivano alla radio. La frase "rocking and rolling" era un dialetto secolare dei neri per indicare balli o sessi sin dal diciottesimo secolo. 
Dopo il successo di Good Rocking Tonight, altri cantanti di rhythm and blues hanno usato titoli simili durante la seconda metà degli anni quaranta, compresa una canzone intitolata proprio Rock and Roll, registrata da Wild Bill Moore nel 1949. 
Queste canzoni erano riservate a un pubblico afroamericano e non erano conosciute dal grande pubblico bianco.Nel 1951 il dj Alan Freed di Cleveland in Ohio su consiglio di Leo Mintz, sponsor del dj e negoziante di dischi che si accorse dell'effetto che questo nuovo rhythm and blues aveva tra i teenagers, nel 1951 ideò e condusse un programma radiofonico che trasmetteva musica nera per il pubblico bianco: The Moon Dog House Rock 'n Roll Party, e generalmente si attribuisce a al titolo di questo show l'origine dell'espressione rock and roll. 
Il termine, con le sue allusioni al ballo, al sesso e al suono della musica, fece breccia anche tra chi non ne coglieva tutti i significati.
Venne chiamato rock per sottolineare la sonorità più dura e aggressiva rispetto agli altri generi presenti nella scena musicale di allora...

lunedì, febbraio 19, 2018

The Beatles...sorry...The Beatbox

Chi non vorrebbe esaudire il sogno di vedere in concerto i fantastici 4, il gruppo che ha cambiato la storia della musica, incantato più di una generazione di fan? Chi non vorrebbe esaudire il sogno di cantare sotto il palco capolavori come Hey Jude, All You Need is Love, Lady Madonna o Yellow Submarine? 
Ebbene si, i sogni son desideri ma anche pura e fantastica realtà.....ritorna infatti nei più prestigiosi teatri Italiani lo Show che ha già ottenuto un successo strepitoso di pubblico e critica: "Revolution The Musical", la storia dei Beatles descritta ed impersonata da una delle Tribute Band più famose in Europa...The Beatbox.
Oserei quasi dire molto più di un semplice tributo ai Beatles, la performance dei Beatbox si propone di far rivivere l'energia ed il fascino del mitico quartetto di Liverpool non solo grazie a quattro musicisti dal curriculum più che nobile (Alfio Vitanza, Mauro Sposito, Riccardo Bagnoli e Guido Cinelli) ma anche grazie alla maniacale ricerca degli strumenti musicali, identici a quelli utilizzati dai Beatles nei  loro storici concerti, ed ai vestiti confezionati su misura dalla stessa sartoria che li creò per la tournèe dei Fab Four.  
I Beatles hanno lasciato un solco indelebile nella storia musicale, non solo canzoni, non solo chitarre e capelli lunghi, non sono stati una semplice pop-band ma un fenomeno mondiale che è entrato a far parte delle nostre vite, della nostra geografia emotiva, un fenomeno mondiale partito da Liverpool e diventato "più famoso di Gesù".
Revolution The Musical rappresenta per il pubblico la possibilità di rivivere la straordinaria epopea dei Beatles con un emozionante susseguirsi di grandi canzoni e brani indimenticabili. Un viaggio che grazie ai The Beatbox permetterà al pubblico di passare dalla Cavern Club di Liverpool alla Beatlemania, continuando con tournèe in tutto il mondo per arrivare agli anni della loro maturità artistica e via, fino agli ultimi album (Abbey Road e Let It Be) concludendo con il mitico concerto sul tetto della Apple a Londra.

TEATRO NAZIONALE 12 Marzo 2018

sabato, febbraio 17, 2018

Progressive metal - Istruzioni per l'uso (o l'ascolto).


Come musicista mi piace spaziare, quando ascolto musica, in vari generi musicali: adoro il jazz (meglio dal vivo), il funky, R&B, Rock ecc. Molti di questi generi li ho conosciuti grazie alle tante persone e musicisti che ho avuto la fortuna di incrociare nell'ambito musicale; ognuno di loro, chi più e chi meno, mi ha introdotto all'ascolto di un genere musicale a me sconosciuto.

Molto spesso quando si suggerisce l'ascolto di un genere a qualcuno si selezionano degli artisti, degli album, delle canzoni che meglio possano rappresentare quello stile musicale.

E' quello che vorrei suggerirvi io partendo da questa settimana con il Progressive metal per poi spaziare su altri. Ovviamente non mi sento un'esperto di nessuno stile in particolare ma passerò a voi delle informazioni come le ho ricevute io trovando poi un riscontro positivo quando le ho ascoltate.

Giusto due parole per inquadrare il genere di oggi: il Progressive metal è quella corrente che unisce i volumi e la ruvidità del suono Heavy Metal con i virtuosismi e il suono "sinfonico" classico del progressive rock.

Molti identificano come capisaldi di questo genere tre band americane, "The Big Three":

- Queensryche
- Fates Warning
- Dream Theater

Questo genere poi ha subito varie declinazioni con altre band, dal trash prog metal dei Megadeth, ai Metallica con l'epic prog metal fino ad arrivare a nuovi approcci e sonorità più attuali con band scandinave di cui poi vi parlerò.

Se volessimo però riassumere in pochi punti le caratteristiche di una canzone prog metal sarebbero queste:

- Notevole presenza di vistuosismi di molti strumenti, assoli come se piovessero soprattutto di tastiere e chitarre
- La durata dei brani quasi sempre supera i 5 minuti arrivando anche a dei rari casi con brani di 24 minuti (vedi "Octavarium" dei Dream Theater)
- I brani si appoggiano molto spesso sull'utilizzo di tempi dispari
- Pur avendo una base Metal, i brani rimandano spesso ad altri generi come la musica classica, il jazz, la fusion ecc.
- Molto spesso vengono realizzati concept album con brani che seguono un filone narrativo unico

Detto questo se volete iniziare ad ascoltare questo genere musicale, questi sono i miei 5 "consigli per l'ascolto"

DREAM THEATER - Images and Words (1992) - Take the Time

Non si può non iniziare con loro e con l'album che a detta di molti è uno dei capisaldi del Progressive Metal. L'album è tutto bello, da ascoltare tutto d'un fiato, ma se ritieni di saper suonare bene uno strumento e non hai mai ascoltato TAKE THE TIME, forse dopo l'ascolto tornerai a studiare ancora qualcosina.

ANGRA  - HOLY LAND - Carolina IV/Nothing to Say

Band brasiliana un po' di nicchia ma di molto talento, sono andato anche a vederli dal vivo al "Rolling Stone" di Milano. Carolina IV in particolare è un melting pot di vari generi musicali molto piacevole all'ascolto, mentre Nothing to say ha un approccio molto più duro ma è un esempio calzante di ritmica dispari.

MEGADETH - A Tout Le Monde/Simphony of Destruction

Band con declinazioni che vanno sul Trash Metal. Anche qui se volete un approccio meno aggressivo vi suggerisco "A Tout Le Monde" mentre per uno schiaffo in pieno volto vi consiglio "Simphony of Destruction".

PAIN OF SALVATION - REMEDY LANE - Chain Sling

Band svedese molto talentuosa, anche questa ho avuto la fortuna di averla vista dal vivo, sono gli esponenti della nuova corrente Prog anche se sono da molti anni sulle scene. All'ascolto di questo brano in particolare ci metterete un po' a decifrare che cavolo di tempo musicale suonano.

QUEENSRYCHE  - Empire - Silent Lucidity

Forse uno dei brani più famosi di questa band americana, candidato al grammy come miglior canzone metal dell'anno 1991. Canzone di ampio respiro caratterizzata dall'accompagnamento di un'orchestra sinfonica. Da ascoltare con un impianto HI-FI con ottime prestazioni.

Buon ascolto.

IL DOGUI









venerdì, febbraio 16, 2018

La colonna del Falko: Mick Jagger – Vinyl serie tv (2016)

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VINYL è una serie televisiva statunitense creata da Mick Jagger, Martin Scorsese e Rich Cohen per HBO. La serie racconta l'ascesa del rock e del punk nella New York anni settanta.

Charlie Wilson, Iggy Pop, Chris Cornell, Julian Casablancas, Charli XCX, Jesse J, Nate Ruess e Royal Blood dunque un vero e proprio banchetto di musica di qualità..

Purtroppo, cocaina, sesso e rock’n’roll per una volta non sono bastati. Vinyl non ha sfondato e la HBO, alla fine, è stata costretta a cancellarla (2 stagioni).
Da un punto di vista puramente economico: Vinyl costava troppo; mantenere Martin Scorsese, Mick Jagger e un cast stellare senza ricevere dal pubblico la giusta attenzione era diventato una pretesa eccessiva.

Fin dall’inizio, Vinyl si era profilato come un progetto ambizioso, enorme, in cui la messa in scena andava di pari passo con la ricerca e la scrittura; in cui anche il pilot – persino il pilot – era sperimentale: due ore e più, dirette da Martin Scorsese, ne hanno fatto un episodio unico nel suo genere. E poi il citazionismo, la musica, gli anni ’70 nei ricordi di sua maestà Jagger.
Era tutto troppo per un pubblico – un’audience – non così appassionata alla musica.

Vi segnalo alcune canzoni della tracklist:

1. Ty Taylor – The World Is Yours
2. David Johansen – Personality Crisis
3. Kaleo – No Good
4. Sturgill Simpson – Sugar Daddy (Theme from Vinyl)
5. Ruth Brown – Mama He Treats Your Daughter Mean
6. Otis Redding – Mr. Pitiful
7. Dee Dee Warwick – Suspicious Minds
8. Mott the Hoople – All The Way From Memphis
9. David Johansen – Stranded In The Jungle
10. Chris Kenner – I Like It Like That
11. Ty Taylor – Cha Cha Twist
12. The Jimmy Castor Bunch – It’s Just Begun
13. Soda Machine – Want Ads
14. The Meters – Hand Clapping Song
15. Soda Machine – Slippin Into Darkness
16. Edgar Winter – Frankenstein
17. Nasty Bits – Rotten Apple
18. Foghat – I Just Want To Make Love To You




mercoledì, febbraio 14, 2018

Il miglior video da dedicare a San Valentino





 

A San Valentino volete dedicare un video alla vostra dolce metà ??? Se volete un consiglio Youtube ci suggerisce il brano che in corrispondenza del 14 Febbraio ha un picco costante di di visualizzazioni e condivisioni con trend in crescita oltre il 100% per le view e addirittura superiori al 1000% per le condivisioni. Beh siete curiosi ??? Stiamo parlando di "A te" di Lorenzo Jovanotti. A 10 anni dal debutto e nel giorno più romantico dell'anno, oggi viene pubblicata in versione live tratta dal concerto di Lorenzo a Milano, in esclusiva sul canale Youtube ufficiale dell'artista. In 10 anni il video ha raccolto più di 36 milioni di view, 156 anni di watch time e circa 1 milioni di condivisioni.
Non sarete sicuramente originali ma vi assicuriamo che il risultato sarà entusiasmante.

Ecco per voi il link :Jovanotti - A te live Milano

sabato, febbraio 10, 2018

La dura legge dell'UNPLUGGED


Con il termine "Unplugged"(letteralmente "Non collegato) ci si riferisce ad una performance, live o registrata, acustica e non amplificata elettronicamente. A dare maggior risalto a questo tipo di performance è stato il canale "MTV" e più precisamente con la trasmissione "MTV Unplugged" che ha sfornato numerose performance live che poi sono diventati anche dei dischi.

In realtà questo termine è stato sdoganato attribuendolo a esibizioni live con strumenti prettamente acustici ma comunque collegati elettronicamente ad amplificatori e casse acustiche.

Non c'è dubbio però che questo tipo di versione smaschera difetti che l'elettronica sapientemente nasconde ed allo stesso tempo esalta le qualità molto spesso modificate artificialmente dalla tecnologia.

Si fa prima a dire quale artista non ha sfoggiato nella sua carriera un'esibizione unplugged, però in questo maremagnum di acustica ci sono delle eccellenti esibizioni; Di seguito cercherò di indicarvi una playlist di brani di vari artisti che secondo me sono stati esaltati da questa "artigianalità":

ALANIS MORISSETTE - Unplugged - No Pressure Over Cappuccino (1999)
Voglio iniziare con questa grande artista canadese perchè per me questo album è stata una "malattia"; l'ho ascoltato fino allo sfinimento ed ogni volta coglievo delle sfumature di un giro di basso, di un fill di batteria o di un acuto travolgente. Alanis è in una forma vocale eccellente e riesce creare un'atmosfera celestiale in ogni canzone accarezzandola con il suo timbro. La line up di musicisti è molto ricca: batteria, due chitarre acustiche, pianoforte, quartetto d'archi, percussionista e fra tutti cito il bassista Chris Chaney che suona magistralmente un magnifico basso acustico. Oltre a consigliarvi l'ascolto completo il brano "No Pressure over Cappuccino" è una vera chicca e lo inserisco nella mia playlist.

LAURYN HILL - MTV Unplugged - So Much Things To Say (2002)
Immaginatevi questa magnifica artista seduta su uno sgabello con la sola chitarra acustica circondata dal pubblico seduto per terra in doveroso silenzio ad ascoltare una voce unica. E' l'ambientazione di questa performance dove Lauryn si mette musicalmente a nudo, circa 11 brani suonati e cantati solo da lei intervallati da racconti di vita. Un album anche con difetti, rotture della voce e "sbagli" che lo fanno diventare ancora più vero ed emozionante. In particolare vi consiglio l'ascolto di "So Much things to say" dove alla fine del brano Lauryn si commuove fermandosi più volte e facendo fatica quasi a finire il brano dalla troppa emozione.

ERIC CLAPTON  - Unplugged - Layla (1992)
Beh c'è poco da dire, Eric è magistrale anche in acustico.

Alicia Keys  - Unplugged  - Heartburn (2005)
La principessa dell'R&B sfoggia una performance piena di carica e talento, supportata da una band di grande livello e soprattutto da due ragazze e un ragazzo ai cori di rara bravura. In questo album vi segnalo il brano Heartburn, un vero manifesto del groove R&B

R.E.M. - Unplugged 1991/2001: The Complete Session - Radio Song
Questo album è una raccolta di varie performance acustiche nella band in dieci anni di carriera; Michael Stipe ha una voce magnetica e, come si dice spesso, farebbe diventare emozionante anche la lettura dell'elenco telefonico. In particolare vi segnalo questa canzone che già adoravo nella versione originale di "Out of Time" però in questo arrangiamento mancando la voce rap ha acquistato maggiore qualità.

Bryan Adams  - MTV Unplugged - Heaven (1997)
Torniamo in Canada dal re delle "Ballads", album acustico non da mettere ai primi posti però ho voluto inserirlo nella playlist perché ogni volta che ascolto il brano Heaven con la prima strofa voce/chitarra mi viene sempre fuori quel senso di invidia nei suoi confronti. Mi sono immaginato mille volte attorno ad un falò' in spiaggia con la chitarra in mano a cantare questa canzone con la sua voce, sono sicuro che il gentil sesso non avrebbe resistito.

Nirvana - MTV Unplugged in New York - The Man Who Sold The World (1994)
Kurt Cobain ci ha lasciato troppo presto e ogni sua performance live è merce rara. In questo concerto acustico Kurt mette tutta la sua fragilità in ogni parola cantata e in ogni nota suonata. Tracce tutte belle ma "the Man who sold the World" l'ascolterei all'infinito.

The Coors - The Coors Unplugged - Toss The Feathers (1999)
In realtà questa performance ha molto più senso in video rispetto che all'ascolto, la bellezza delle sorelle irlandesi non si discute. Il brano che voglio segnalarvi è una ballad tradizionale Irlandese molto piacevole e ottimamente eseguita. Vi segnalo l'uso da parte della batterista del "Bodhràn" tipico tamburo Irlandese che si suona percuotendolo con un piccolo mazzuolo di legno arrotondato.

Paul McCartney - Unplugged The official Bootleg - Blackbird
In questa playlist come ultimo brano non posso non citare artisti come Paul che hanno iniziato a incantare la folla quando veramente si faceva fatica a sentire il suono nelle performance live; colpa di ampli non ancora potenti come oggi e in una piccola percentuale, colpa delle migliaia di urla delle fans durante le performance dei Fab Four che oscuravano qualsiasi tipo di frequenza.
Questa versione di Blackbird è da ascoltare in cuffia alla fine di una pesante giornata.

Buon ascolto

IL DOGUI












venerdì, febbraio 09, 2018

La colonna del Falko: The Doors – Apocalypse Now (1979)


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Leggendario film sulla guerra in Vietnam del 1979 diretto da Francis Ford Coppola, vincitore di 2 premi Oscar nel 1980 per la migliore fotografia (all'italiano Vittorio Storaro) ed il miglior sonoro.

Inventò il suono surround 5.1. L'Oscar al sonoro fu meritatissimo perché la squadra guidata dal sound designer Walter Murch ideò il mix 5.1 che sarebbe diventato uno standard delle sale. Era composto da tre tracce principali, al centro, a destra e a sinistra dello schermo, due tracce surround e una subwoofer. Non solo fu dunque un capolavoro che ridefinì il cinema dal punto di vista artistico, ma anche da quello tecnico.

La musica del resto in Apocalypse Now ha ruolo fondamentale e lo si capisce fin dall’inizio. Il film si apre al suono di The End dei Doors che si confonde con il boato di elicotteri ed esplosioni sullo sfondo, mentre vi sono continue dissolvenze fra un bombardamento e la camera d’albergo del capitano Willard, giocate sulla contiguità fra le pale delle eliche e quelle del ventilatore della stanza. Ad un certo punto Willard, preso dalla disperazione, crolla a terra, proprio nel momento in cui solitamente Jim Morrison lo faceva nelle esibizioni dei Doors.
La cosa interessante è che il film fu scritto ascoltando in loop la discografia dei Doors, e più il regista l’ascoltava e analizzava i testi più si rendeva conto che era completamente l’opposto di quello che avrebbero voluto i loro fan tipici, gli hippie californiani.
Non c’era per nulla la summer of love insomma, ma c’era del tutto Apocalypse Now. I Doors insomma non vennero messi lì per capitalizzare su di una band di culto per la generazione rappresentata, ma sono effettiva parte del background creativo del film stesso.
Parlando della colonna sonora di Apocalypse Now non si può certamente dimenticare la Cavalcata delle Valchirie di Richard Wagner, eseguita per l’occasione dall’Orchestra Filarmonica di Vienna. Questo brano, nel film, viene fatto diffondere da altoparlanti sugli elicotteri dal colonnello Kilgore quando decide di attaccare e bombardare con il Napalm una spiaggia solo per liberare una zona in cui poter fare surf.

Tra i brani che si possono ascoltare nell’opera di Coppola vi sono inoltre (I Can’t Get No) Satisfaction dei Rolling Stones, composta nel 1965 presente nell’album Out of Our HeadsSuzie Q, un brano del 1957 reinterpretato per il film dai Flash Cadillac e Surfin Safari dei Beach Boys del 1962.

lunedì, febbraio 05, 2018

Spielberg incontra Bernstein

West Side Story, con le musiche di Leonard Bernstein ed i testi di Stephen Sondheim, è stato uno dei più grandi successi di Broadway e di Hollywood. Il musical debuttò il 26 settembre del 1957 e fu replicato 732 volte prima di andare in tour e la produzione ha ricevuto sei nomination ai Tony Awards
Una fusione di generi e metodi compositivi differenti alla base di un progetto ambizioso che mirava a trovare il punto di incontro tra opera lirica e musical, uno show che riuscì a fondere dramma, musica e danza, vecchio desiderio di Broadway. 
E' un musical ispirato alla tragedia di William Shakespeare, Romeo e Giulietta, dove i due giovani protagonisti dell' Upper West Side (proprio da qui deriva il titolo) di New York si innamorano nonostante facciano parte di due bande diverse e rivali.
Nel 1961 la United Artists realizzò una versione cinematografica diretta da Jerome Robbins e Robert Wise, pellicola record capace di accaparrarsi ben 10 Oscar e di influenzare più di una generazione di americani.
Ultime notizie dicono che anche il grande Steven Spielberg si cimenterà con il remake del fortunato musical basandosi sull'adattamento dell'autore Tony Kushner, creatore dell'opera Angels in America.
Il regista sembra intenzionato a girare anche con attori presi dalla strada, non professionisti e senza alcuna precedente esperienza, e utilizzare attori latini alle prese con i ruoli dei protagonisti portoricani.
Per Spielberg una doppia sfida, visto che oltre ad essere un remake è anche un musical, esperienza mai vissuta in carriera dal regista.

sabato, febbraio 03, 2018

Identità musicale: Dave Grohl - Scream, Nirvana, Foo Fighters

Di sicuro per i più giovani fans del Punk-Rock Dave Grohl è apprezzato come front man dei Foo Fighters, ma chi ha una età non più giovane come la mia ha saputo apprezzare questo artista nella sua poliedricità e soprattutto come il batterista della più grande grunge band della storia: i mitici Nirvana.

David Eric Grohl nasce il 14 gennaio 1969 a Warren, Ohio. Quando Dave era ancora bambino i suoi genitori si trasferiscono dall'Ohio a Washington. Dopo tre anni a Washington i genitori si separano e lui sceglie di andare a vivere con la madre.

A 12 anni inizia a suonare la chitarra suonando con qualche piccolo gruppo di amici. Durante le sue vacanze estive a casa della cugina nasce in lui la passione per il punk rock. Infatti la cugina Tracy, durante la sua permanenza, lo porta a vedere numerosi concerti punk, ed egli torna a casa convertito dalla scoperta di questo genere.

Durante la sua frequentazione scolastica suona la chitarra in una Band chiamata Freak Baby. Tuttavia non apprezza molto il modo di suonare del batterista, cominciando a provare a suonare egli stesso lo strumento. Quando il bassista lasciò il gruppo, il batterista passò al basso e lui cominciò a suonare la batteria.

La sua "nuova vita” da batterista lo appassiona molto allo strumento e soprattutto si ispira ad uno dei musicisti più in voga in quel momento, John Bonham dei Led Zeppelin, tanto da tatuarsi sul braccio il logo dei tre cerchi, simbolo dello stesso Bonham.

All'età di sedici anni, a sorpresa dopo un provino, entra in una delle famose band locali da lui preferite: gli Scream. Durante la sua permanenza in questa band, Dave affina lo studio della batteria e nei successivi quattro anni va in tour con la band registrando anche due live e un album in studio, nel quale canta anche un pezzo.

Durante il tour degli Scream, il cantante e chitarrista della band dei Melvils, altra band famosa al tempo, invita Kurt Cobain e Krist Novoselic a vedere una data.

Fu una serata fondamentale per Dave perchè qualche mese dopo gli Scream si sciolsero e i due componenti dei Nirvana, che al tempo avevano già registrato qualche demo, rimasti impressionati dalla sua bravura alla batteria lo invitarono a fare un provino. Qualche tempo dopo Grohl diventò il componente fisso della band.



Nel 1991 I Nirvana entrarono a registrare il loro capolavoro: Nevermind.

Grazie a questo album il gruppo raggiunse un successo planetario, tuttavia Dave continuava a combattere con l'importanza del suo ruolo nella band. Nonostante la sua batteria ebbe un ruolo fondamentale in quell'album, Dave pensava che alla fine sarebbe stato ricordato come uno di tanti batteristi di una band. Per questo motivo, nonostante lui avesse composto e scritto svariate canzoni non le propose mai al gruppo per non spezzare l'alchimia che si era creata all'interno.

Così quando Kurt Cobain si suicidò e la band si sciolse, Dave trovò il coraggio di portare la sua musica in varie case discografiche registrando dei demo dove lui stesso suonava ogni strumento, voce compresa.
Tuttavia non volle mai iniziare una carriera da solista e così si mise a cercare dei componenti con vari provini. Poco dopo reclutò Nate Mendel al basso e William Goldsmith alla batteria. Nacquero così i Foo Fighters.

A tutt'oggi la band è attiva ed è diventata ormai un gruppo di riferimento per  il genere Grunge rock e di sicuro Dave Grohl è l'anima e il cuore pulsante di questo progetto.

Un giusto riconoscimento per questo artista che per molti anni della sua vita ha dovuto fare dei passi indietro e mettersi da parte, ma è proprio lì che esce l'intelligenza di un artista.

Curiosità: vi consiglio di andare a guardarvi su youtube i video dei foo foghters, delle vere e proprie chicche di comicità recitate da loro stessi. In particolare "Learn To Fly" e "Breakout"











venerdì, febbraio 02, 2018

La colonna del Falko: Simple Minds – The Breakfast Club (1985)

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Il film The Breakfast Club si apriva con alcune parole tratte dal testo di Changes di David Bowie: “And the children that you spit on/ As they try to change their worlds/ Are immune to your consultations./ They are quite aware of what they’re going through”. “E questi bambini su cui sputi / Mentre cercano di cambiare il loro mondo / Sono immuni ai tuoi consigli / Sanno bene ciò che sta loro accadendo.” 

La colonna sonora di questa pellicola contiene un titolo famosissimo dei SIMPLE MINDS, gruppo anni ’80 tra i più famosi di quei tempi insieme a U2, SPANDAU BALLET…

La band scozzese nel 1985 accettò di cantare Don’t You Forget About Me dopo che Annie Lennox, i Fixx, Bryan Ferry e Billy Idol avevano rifiutato. In realtà i Simple Minds avevano gentilmente declinato l’invito ma la loro casa discografica insistette e anche Chrissie Hynde, all’epoca moglie del frontman Jim Kerr, caldeggiò l’operazione.

I ragazzi accettarono, ma non di buon grado. 

Il pezzo spaccò; dall’Europa agli Stati Uniti al Sud Africa faceva bella mostra di sé nelle classifiche di vendita non andando mai sotto la 10a posizione. Un grandissimo successo che la band non digerì mai del tutto. Infatti ci vollero parecchi anni prima che una versione di Don’t You apparisse in un loro album, cosa che accadde soltanto nel best Glittering Prize del 1992.

Don’t You su YouTube? Ad oggi, 67.881.719 volte.


Il film descrive abbastanza fedelmente i sogni e le paure dei teen-ager della generazione X.