venerdì, maggio 29, 2020

ANGELI & DEMONI - II PARTE


DEMONI

Seconda parte dedicata ai frontmen del panorama rock più estremo. Capaci di coniugare voce acuta ad un’estensione profonda ed un eccezionale ritmo timbrico, ipnotico, coinvolgente. La maggioranza dei quali utilizza la cosiddetta voce DEATH.
Parliamo di una tecnica vocale ottenuta tramite l'utilizzo del diaframma, il quale controlla il debito d'aria responsabile della potenza sonora; l'aria immagazzinata viene "buttata fuori" cercando di produrre attraverso la gola dei suoni rauchi e cavernosi o gutturali (growl). Una disciplina che richiede tempo dedicato ad esercizi e allenamenti fisici, necessari per poter sostenere le performance richieste nei concerti per più di 2 ore: se fosse utilizzata la gola, le corde vocali verrebbero gravemente danneggiate.
Il canto death è un cantato brutale, raschiato, praticamente urlato che viene usato per esprimere rabbia, disperazione o malinconia.

Demoni di oggi …


Per la manifesta spettacolarizzazione delle tenebre e delle forze oscure, i miei designati sono:

- Olve Eikemo alias Abbath Doom personaggio occulto con una voce growl catramosa arricchita da ululati e stridii dai suoni sgradevoli ma impeccabili per ritmo trascinante e suono carico di assoluta qualità: POSSEDUTO;

- Shagrath, all'anagrafe Stian Thoresen, vocalist dei Dimmu Borgir perfeziona il genere e riesce a collocarsi in una nicchia piuttosto ampia, grazie alle scelte stilistiche che si discostano sia da un growl ossessivo, che rischia di divenire inascoltabile, sia da eccessi baroccamente commerciali o intellettuali, cantando in autentico growl, circondato da sussurri e voci inquiete: SATANICO;

- Kristian Eivind Espedal nome d’arte Gaahl, inquietante cantante black metal norvegese, in passato frontman di Trelldom, Gorgoroth e God Seed, sfoggia una voce tenebrosa che può variare i registri nello stesso respiro. Le sue parti vocali variano da ritmi lenti e malinconici a veloci e travolgenti: DIABOLICO;

- Corey Taylor degli Slipknot è un cantante versatile, con il suo growl è capace di sfondare i timpani ma anche far venire i brividi quando canta in clean. Nella sua band utilizza una maschera dalle fattezze horror per esprimere violenza e crudeltà nelle parole cantate: RABBIOSO.



Demoni di ieri …


Parliamo di Cantanti con la “C” maiuscola, pionieri del suono e del controllo vocale, da tutti rispettati e presi come fonte d’ispirazione:


- Ronald James Padavona (alias James Dio), è stato il Frontman carismatico di band come i Raimbow, i Black Sabbath e i DIO. E’ considerato una delle voci più grandi della storia del rock nonché uno dei padri fondatori e massimi esponenti dell’heavy metal. La sua voce dal vivo era incredibile, poderosa per potenza, come un colpo di cannone. Ammirato e stimato da molti suoi colleghi.
Una voce con dizione chiara e un vibrato pieno, risonante a tal punto da creare un effetto altamente graffiante: BELZEBU’;

- Peter Steele, hanno scritto di lui: “colui che ha stuprato il concetto di metal, rendendolo un vortice d’incubi psicologici, dove i demoni del passato, presente e futuro logorano anime di uomini privi di speranza…”
Dotato di voce profonda e suadente con un timbro profondissimo. Geniale nel suo scrivere tanto da riuscire a creare album sempre molto eterogenei e sperimentali, fra tutti ricordo Slow Deep and Hard (1991), realizzato in poche settimane e considerato da alcuni critici il miglior album della storia del metal: ANGELO RIBELLE;

- Geoff Tate, la voce più bella, potente e tecnicamente impostata degli anni ottanta. Una voce live fiammeggiante, potete ascoltare alcuni brani come Take Hold the Flame, Roads to Madness, Eyes Of A Stranger. Nel 1987 con i sui Queensryche pubblicò Rage for Order, per espertissimi il disco con il cantato più difficile della storia della musica rock. Un disco che qualunque cantante di qualunque genere considererebbe ESAGERATO. I
I suoi concerti erano assurdi, nessuno ha mai cantato per oltre due ore live così, NESSUNO. Le sue esibizioni potete scoprirle grazie a youtube: DIAVOLO.


Nella speranza che il panorama musicale futuro ci possa offrire altri talenti dall’ugole ultraterrene… godiamoci le performances degli idoli fin qui descritti.


Bye  bye

venerdì, maggio 22, 2020

Rollling Stones in concerto - 5 Aprile 1967



Erano la fine degli anni 60 in Italia, ed il bel paese era nel pieno del suo boom economico. Ma era anche il periodo del rock, musica assordante e ribelle che stava conquistando giovani e giovanissimi di tutto il mondo. L'Italia musicalmente premiava ancora Gianni Morandi, Dalida, Fausto Leali e Little Tony ed aveva appena ricevuto in Italia il nuovo fenomeno di Liverpool chiamato "The Beatles" con un fervore antagonistico da parte della stampa nazionale. In questo clima nell'Aprile 1967 sbarcarono i nuovi divi del rock, il nuovo quintetto inglese "The Rolling Stones" capaci di produrre un rock coinvolgente e maledetto, con riferimenti al sesso ed alle droghe in moltissime canzoni. Distanti dai ragazzi educati e ben vestiti di Liverpool. Più eccentrici e come poi dimostrerà il tempo, meno inclini a temi sociali e politici, e più intenti a creare il mio primo stereotipo di rockstar moderna, maledetta e pronta a sacrificare la propria vita per alcool e droghe.
Ma tornando indietro con la nostra macchina del tempo usciamo di corsa di casa per andare al loro primo concerto che si tenne in Italia, ore 16 del 5 Aprile 1967 al Palazzo dello Sport di Bologna. Si tennero due concerti quel giorno, usanza molto comune ai tempi, il primo nel pomeriggio con circa 2000 mila spettatori ed il secondo alle 21 con 6 o 7 mila spettatori. Migliaia di spettatori che ci sembrano pochi rapportati ai nostri tempi ma non ci deve ingannare questo fatto se pensiamo a quanto fosse un nuovo modo di ascoltare musica il rock degli anni 60.

La prima tournée in Italia si svolse, dopo Bologna a Roma, Milano e Genova. Ma capiamo meglio dai giornali dell'epoca come fu quel primo concerto : " La Stampa" del 6 Aprile 1967 "i giovani bolognesi sotto i vent'anni hanno preso d'assalto le scalinate  del Palazzo dello Sport di Bologna, dove si esibiva per la prima volta il famoso quintetto beat dei Rolling Stones, il complesso che da un anno ha soppiantato i Beatles. Allo spettacolo serale erano presenti quasi 6 mila persone. Dell'esecuzione dei cinque componenti il complesso, per la verità, non si è sentito molto: gli altoparlanti tenuti al massimo volume non sono stati sufficienti a superare il frastuono prodotto dalle urla e dal battere di piedi del pubblico. In mezzo a tanta confusione non sono mancate scene di frenesia e singhiozzi da parte di qualche giovane spettatore. Alcuni di questi hanno tentato di raggiungere il palco sul quale era il celebre quintetto, ma l'intervento è valso ad evitare incidenti. Dopo i disordini di Vienna, era stata mobilitata molta forza pubblica. Alcuni esagitati, in estasi per l'esecuzione dei loro idoli, si sono addirittura strappati le camicie. Alla fine dello spettacolo i carabinieri sono dovuti intervenire per calmare alcuni ragazzi che, gridando, si rotolavano per terra, ai piedi del palco."
Anche i Rolling non furono osannati dalla stampa, anzi !!!

Scritto by Spillo


venerdì, maggio 15, 2020

Guida all'ascolto: Metropolis Pt.2: Scenes from a memory


Ho già avuto modo più volte di parlare di una band a me molto cara, ma non mi ero mai soffermato ad analizzare uno dei miei album preferiti dei Dream Theater, è cioè il concept album "Metropolis Pt.2: Scenes from a Memory".

Innanzitutto partiamo dal concetto di CONCEPT ALBUM: vengono chiamati così infatti quelle opere dove le canzoni all'interno parlano di un tema comune oppure fanno da filo conduttore di una storia come se fossero scene di un film o atti di un'opera teatrale.

Ovviamente i Dream Theater non sono stati i precursori di questo concetto; tra i grandi concept album della storia ricordiamo SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND dei Beatles, THE RISE AND FALL OF ZIGGY STURDUST di Bowie fino ad arrivare ai celeberrimi THE DARK SIDE OF THE MOON e THE WALL dei Pink Floyd e THE LAMB LIES DOWN ON BRODWAY dei Genesis.

Anche nell'ambito Metal era abbastanza comune usare questa forma "narrativa", certo è che questo album rimane uno dei più riusciti della band nonché uno dei più amati insieme a "IMAGES AND WORDS".

E' proprio dal loro precedente lavoro che nasce la curiosità sul titolo: infatti la traccia 5 di Images and Words si chiama "Metropolis Pt. 1: The Miracle and the Sleeper", in realtà la band aveva chiamato questo brano non pensando in realtà ad una seconda parte, da li a breve però il pezzo divenne uno dei più rappresentativi dei Dream nonchè uno dei più richiesti ed apprezzati durante i concerti.

Su insistenza dei fan Mike Portnoy, batterista della band, decise di dare un seguito a quel brano in questo concept album. In realtà i riferimenti alla prima parte non sono solo nel titolo ma li ritroveremo sotto forma musicale anche all'interno dell'album sparsi qua e là.

Ma veniamo al tema narrato nel "Concept": L'album racconta la storia di Nicholas, un signore tormentato da incubi e allucinazioni che si affida alle tecniche ipnotiche di un pranoterapeuta per capire la causa dei suoi tormenti.
Scoprirà in queste sedute di avere dentro di sè lo spirito di Viktoria, una ragazza ufficialmente assassinata nel 1928 dal suo fidanzato, a sua volta suicida, accecato dalla gelosia. Il caso verrà archiviato come omicidio suicidio ma lo spirito della ragazza spinge Nicholas ad indagare ed approfondire la storia per far venir fuori la verità sul vero assassino.

Come nei più bei romanzi gialli non mi va di "spoilerare" la fine che se volete potete scoprire ascoltando ogni brano dell'album e/o leggendo i testi degli stessi che trovate anche tradotti su internet.

Scenes from a Memory  segna il debutto alle tastiere di Jordan Rudees, che è presente tutt'ora nella band.

Uno dei segreti del concept album è quella di sapere trasmettere musicalmente le emozioni dei protagonisti della storia e le ambientazioni in cui essi vivono. In questo album ci si trova completamente catapultati in essa con un susseguirsi di brani veloci e tormentati, alternati a ballad e/o sequenze dolci di pianoforte e chitarra che accompagnano la bellissima e "multiforme" voce di James La Brie.

Trai i pezzi migliori vi segnalo Regression, Home, Trough her eyes e The spirit carries on (dove parlo di un assolo pazzesco di Petrucci in questo articolo http://dreamkoma.blogspot.com/2018/01/identita-musicale-john-petrucci-dream.html ) fino ad arrivare all'atto finale Finally Free dove Mike Portnoy  si esibisce in una serie di fill di batteria davvero impressionanti.

Insomma in questo album c'è tutto; storia, coinvolgimento, tecnica strumentistica e musica di qualità e non importa se nell'ascolto ti capiterà di skippare un brano annoiato dalle sequenze strumentali che a volte possono mettere a dura prova chi non è abituato o appassionato del genere; l'importante è scoprine l'anima dell'album e godere di alcuni passaggi musicali che sono sicuro che possano stupire anche l'ascoltatore più lontano da questo genere. L'unica cosa da non fare, regola per qualsiasi Concept album, è ascoltarlo con la modalità random inserita!!!!

Una curiosità legata a questo album: due anni dopo la sua pubblicazione, esattamente l'11 Settembre 2001, i Dream theater pubblicarono l'album Live Scenes from New York. La copertina di questo live originariamente raffigurava, le torri gemelle, la Statua della Libertà e altri simboli di New York avvolti dalle Fiamme e la sfortunata coincidenza volle che il disco usci il giorno stesso degli attentati. La casa discografica tentò in tutti i modi di ritirare le copie dal mercato e cambiare la copertina. Tuttavia alcune copie erano già state vendute e oggi risultano oggetti da collezione.

Cover originale Live Scenes from New York ritirata per attentati dell'11 Settembre


Non mi rimane che augurarvi buon ascolto......

IL DOGUI

venerdì, maggio 08, 2020

Richards e la sua Micawber del '54




Penso che ognuno di noi sin da bambino sia stato più legato ad un particolare oggetto, canzone, persona, film rispetto ad un altro, e spesso non riusciamo a capire perfettamente come sia riuscito ad ottenere un posto di riguardo nelle nostre attenzioni..."quel giocattolo è rotto, brutto, scolorito ma lo preferisco a quello nuovo perchè...perchè non lo so.... è solamente il mio preferito".
Questo accade a tutti, anche ai mostri sacri; ai grandi attori, ai grandi artisti, ai grandi musicisti, ebbene sì, loro non sono immuni.

Oggi cari amici rock fanatici parleremo di una leggenda che ha sempre tanto incuriosito gli appassionati del genere per le sue stravaganze, per i suoi eccessi, per la sua vita sopra le righe, per i suo look da pirata dei Caraibi in tempi non sospetti...ah...effettivamente non dimentichiamo che ha interpretato il ruolo di Teague Sparrow nel film "Pirati dei Caraibi: ai connfini del Mondo"...Keith Richards ed il suo "giocattolo preferito". 

Il chitarrista dei Rolling Stones è senza dubbio uno dei più grandi chitarristi della storia, non tanto per le sue doti tecniche (mio giudizio personale) ma per la sua personalità forte e trascinante, un musicista che è riuscito e che riesce perfettamente ad incarnare ad oggi, nonostante la sua veneranda età, l'immagine di "meledetto del rock".
Non si può di certo considerare un virtuoso dello strumento, ma la sua tecnica bizzarra lo ha aiutato a pennare i più famosi riff della band, da Honky Tonk Women a Brown Sugar, da Start Me Up a Satisfaction per citarne alcuni.

Per la maggior parte degli accompagnamenti ritmici Richards è più unico che raro per l'utilizzo della cosidetta accordatura aperta, accordatura in Sol aperto (o G Tune) di cui Vivaldi è stato precursore, per offrire al proprio pubblico un suono più fluido. L'omissione della 6° corda gli permette di suonare accordi maggiori e power chords utilizzando un solo dito. La 6° corda a detta di Richards interferisce troppo con il basso e la seconda chitarra nei registri bassi.
Questo tipo di modifica è stata da lui applicata su uno dei suoi "giocattoli" preferiti, una Telecaster del 1954 ragalatagli da Eric Clapton per il suo 27° compleanno: cinque corde, PAF al manico e vai di ritmica stellare!

La Telecaster del '54 è stata soprannominata da Richards Micawber, nome dell'irreprensibile personaggio del David Copperfield di Charles Dickens, per la sua grande passione per i romanzi dell'autore inglese.
Era in origine uno strumento con caratteristiche stock e cominciò a modificarlo durante la session di Exile on Main Street. All'inizio del tour per la promozione dell'album, nel 1972, Keith utilizzò la chitarra con solo le varianti sopra citate, poi il suo tecnico Ted Newman Jones III, sostituì il pickup al manico con un hambucher  Gibson PAF fine anni '50 montato in controfase. Il pickup al ponte fu rimpiazzato da un vecchio Fender Lapsteel che aveva un suono un po' più stile Broadcaster.
Il successivo tecnico di Keith, Alan Rogan, non soddisfatto del sound ottenuto in precedenza, montò delle meccaniche Sperzel, un ponte Schecter in ottone e modificò il wiring.

Diciamo che la passione dello stravagante chitarrista degli Stones per la sua Micawber è evidenziata dallo stato in cui si trova; vissuta, rovinata, piena di rughe dettate dal tempo e dai tour mondiali stressanti; sette tasti logorati dalla ritmica, il dot al 17° saltato via ed il body ormai scrostato e portato a legno vivo.
Leggende narrano che Richards abbia più di 4000 chitarre, ma la Telecaster Micawber, ormai in pensione ed utilizzata solo raramente in studio, rimane sempre un passo davanti alle altre...
Rock and Roll.

venerdì, maggio 01, 2020

ANGELI & DEMONI - I PARTE

ANGELI E DEMONI: le voci hard rock.


ANGELI di ieri.. 

In un ipotetico paradiso della musica immagino la possibilità d’ingresso solo per le anime dall'ugola d’oro…ecco come si potrebbero distinguere alcuni dei personaggi famosi e non del panorama rock di ieri e di oggi. Voci cristalline, limpide e chiare, ma anche squillanti, graffianti e grintose; parliamo sempre dell’espressione di concetti non sempre così puri e paradisiaci: sesso, droga e rock’n’roll…non dimentichiamolo!

Iniziamo con ROBERT PLANT, un canto intenso ed emotivo, a tratti dolce ma sempre pronto ad esplodere. Un timbro suadente e ben concentrato sulle note medio alte che si è espresso in tanti memorabili vocalizzi e acute sirene orgasmiche al limite dello strillo che hanno causato nel tempo l’operazione alle corde vocali a cui è dovuto ricorrere nel ’74: ILLUMINATO.

FREDDIE MERCURY voce potente, espressiva, emozionante: magica. Il cantante non corresse mai il suo difetto ai denti per paura che potesse cambiare il suo timbro di voce. Un gruppo di ricercatori ha condotto uno studio scoprendo alcune curiosità sulla sua estensione vocale. Per prima cosa nonostante sia conosciuto dalla maggior parte come un tenore, era più un baritono. Per avvicinarsi alla verità il team ha analizzato il cantante rock Daniel Zangger-Borch, uno dei pochi in grado di imitare la voce originale di Freddie. Hanno filmato la laringe a 4.000 fotogrammi al secondo al fine di osservare come esattamente il front man dei Queen potesse essere in grado di produrre quel vibrato sbalorditivo. Quello che hanno scoperto è che utilizzava probabilmente le subarmoniche, uno stile di canto in cui le pieghe ventricolari vibrano insieme alle corde vocali. La maggior parte degli esseri umani non parlano o cantano con le pieghe ventricolari, quindi il fatto che lo facesse Freddie Mercury è abbastanza incredibile. In più, le sue corde vocali si muovevano più velocemente di altre persone: DIVINO.

IAN GILLAN la definirei una voce fuori dal comune, ricordo i suoi "urli" in Child in time. Si racconta che durante il concerto, che diede vita a la voce del cantante fu misurata in decibel durante i celebri acuti della canzone. Si dice addirittura che al momento dell'acuto più alto i decibel che generò (insieme all'amplificazione) siano stati paragonati a quelli che avrebbe generato un aereo in partenza: ANCESTRALE.

GREG LAKE timbro lirico e intenso, regalava colori e sfumature al suono maestoso del gruppo fornendo un contributo decisivo alla scalata al successo di un trio che ha dominato le scene per almeno un lustro. La sua voce piena, limpida e calda catturava il tempo. Ha regalato alla storia del rock grandissimi momenti: EMPIRICO.

ANGELI di oggi...

Ai nostri giorni ci sono delle singolarità apprezzabilissime, non hanno forse la stessa luminosa espressività dei precedenti divini citati, ma un posto nell'eden del rock lo meriterebbero sicuramente.

Salvatore "SULLY" ERNA dei Godsmack ha una voce che ricorda altri suoi colleghi più conosciuti: il timbro di Layne Staley, cantante degli Alice in Chains (del quale Sully cattura lo stile melodico in alcune liriche); il cantato di James Hetfield, voce e chitarra dei Metallica, Sully è meno aggressivo nell'estensione vocale e che lo rende all'ascolto più piacevole: SOTTOVALUTATO!

MYLES KENNEDY timbro vocale e il modo in cui lo usa senza forzarlo, lo ha fatto emergere agli occhi del Guitar Hero per eccellenza: Slash. Insieme ai suoi Conspirators, Myles è al seguito degli album e dei tour di Slash da quasi 10 anni.Il talento si esprime in una voce che porta alla mente tre o quattro cantanti tutti insieme; dalla grazia di Jeff Buckley, alla profondità di Eddie Vedder, all'estensione di Robert Plant fino ai graffi di Steve Tayler. Con la voce può fare quello che vuole: CALEIDOSCOPICO.

EDDIE VEDDER è la voce dei Pearl Jam, intensa, calda e baritonale. E’ stato tra i padri fondatori del genere Grunge degli inizi anni’90, a differenza dei suoi colleghi si distingue per una voce aspra e ben lontana dalle frequenze taglienti dei principali vocalist dell'area di Seattle del periodo. Capace di trasmettere il messaggio emotivo è un cantante con un timbro vocale inconfondibile e con una delle più belle sonorità della musica rock di tutti i tempi: ETERNO.

STAY TUNED…
IL FALKO