mercoledì, luglio 25, 2018

Origine del nome dei gruppi - PINK FLOYD




Fu il grande genio della mente di Syd a scegliere il nome: Pink Floyd Sound, che deriva dai nomi di battesimo di due bluesmen americani quasi sconosciuti, Pink Anderson e Floyd Council, successivamente abbreviato a Pink Floyd.
Durante un’intervista Syd Barrett rispose al giornalista che gli chiese da dove derivasse il nome: “Da dove deriva il nome Pink Floyd? Mi è stato suggerito dagli alieni.
Pinkney Anderson è stato un chitarrista blues americano. Nato a Laurens (Carolina del Sud) il 12 febbraio 1900 e morto il 12 ottobre 1974. Pink aveva perfezionato una discreta tecnica musicale che consisteva nell’uso della chitarra e dell’armonica a bocca. La sua carriera è limitata all’incisione di pochi brani all’inizio degli anni 60.
Floyd Council nasce nella Carolina del Nord il 2 settembre 1911. Chitarrista blues perlopiù sconosciuto al grande pubblico, ha al suo attivo alcune canzoni registrate. Muore il 9 maggio 1976.
In un’epoca in cui non esisteva internet, appare piuttosto difficile comprendere come il giovane Syd Barrett potesse avere ascoltato i due musicisti americani, i quali peraltro non si conobbero mai fra loro.
Alcune notizie riferiscono di alcuni dischi di importazione americana ascoltati da Syd, ma la verità non si saprà mai.
Quello che conta è che Syd Barrett abbia influenzato con la sua genialità più di una generazione musicale.
Syd era genio e sregolatezza, in tutto !!!

mercoledì, luglio 18, 2018

Origine nome dei gruppi - PEARL JAM



Ci sono alcune teorie diverse riguardo all'origine del nome PEARL JAM e sembra che il nome abbia più significati.
C'entra la nonna Pearl, la marmellata allucinogena...e anche dell'altro:
- la prima teoria, più misteriosa ed affascinante ci dice che La nonna di Eddie si chiamava Pearl ed era sposata con un nativo indiano che aveva influenzato il suo modo di cucinare. Aveva una ricetta di una marmellata allucinogica fatta col peyote. Di qui il nome Pearl Jam.
- la seconda teoria, quella più attendibile,  la racconta direttamente il frontman Eddie:
"Ricordo quando cercavamo un nome per il gruppo che sostituisse Mookie Blaylock, ma ero più
interessato a scrivere canzoni, perchè credevo fossero più importanti, non sapendo quanto fosse
determinante e rappresentativo il nome per un gruppo. Così il nome arrivò...era composto da due parole. Una delle quali era Pearl. Il nome della mia grande nonna, sposata con un contorsionista che di solito si faceva mettere dentro una valigia. Pearl è anche un termine usato nel surf per indicare il momento in cui si prende l'onda in pieno.
Il disco migliore di Janis Joplin è Pearl.
Ma credo che la migliore giustificazione per il nome Pearl Jam sia riguardo la perla stessa e al processo secondo cui diventa tale. Prendere degli escrementi e trasformarli in qualcosa di bello...così è iniziata la nostra band...prendere le emozioni che lottavano dentro di noi e trasformarle in canzoni... in questo modo le canzoni diventavano dei veicoli con cui si affrontavano i problemi... e grazie alla musica, agli strumenti, alla voce queste canzoni prendevano forma e non erano più solo escrementi...era qualcosa di bello.
La rabbia è un energia e la merda può diventare bellezza...la prova è nella perla."

Ci piace pensare che siano vere entrambe......una perla allucinogena che risveglia i sensi....

lunedì, luglio 16, 2018

Romeo & Giulietta, Shakespeare come back!


Di nuovo in scena a grande richiesta di pubblico partendo da Milano presso il Teatro degli Arcimboldi, il musical di grande successo Romeo & Giulietta Ama e Cambia il Mondo, ultimo capolavoro di David Zard, scomparso il 27 gennaio, tratto dall'opera di William Shakespeare.
Romeo & Giulietta, ultima testimonianza del talento visionario di Zard, il quale amava di che "...non posso quasi più vedere il mio spettacolo, non reggo tanta emozione, con Ama e cambia il mondo abbiamo rivoluzionato il concetto di teatro, è la dimostrazione dell'eccellenza italiana esportata nel mondo. Uno spettacolo definito kolossal, che non ha misure di definizione ed attrae spettatori di ogni età. Spettacoli come questo sono il futuro dell'intrattenimento. Con tutta la tecnologia, sono ormai pochi i concerti di grandi star che riescono a coinvolgerti veramente. Un musical come Romeo & Giulietta, invece, riesce a conquistare il pubblico perché è autentico."

Alla regia ed alla direzione artistica uno dei registi, coreografi e ballerini più prolifici ed eclettici della scena internazionale, con una carriera ventennale: Giuliano Peparini. 
Nella sua carriera Peparini è stato spesso ispirato da Shakespeare "...Romeo & Giulietta è lo spettacolo al quale sono più affezionato, amo Shakespeare da sempre e questa tragedia è costantemente fonte di ispirazione per me...riscrivere e creare questo spettacolo è stato un enorme piacere ed al tempo stesso un dolore immenso perché non sono mai riuscito a staccarmi da questa opera drammatica dall'epilogo doloroso. Ho pianto, ho riso, mi sono arrabbiato ma ho amato. Ho tanto amato svegliarmi ogni mattina e ritrovare gli artisti con e per i quali ho creato questa storia che non morirà mai..."

La versione italiana del musical è a cura dell'affermato autore Vincenzo Incenzo il quale ha scelto di mantenere la struttura drammatica originaria dell'opera ma ponendo al centro le emozioni dei personaggi.
"...impossibile resistere al profumo di Shakespeare, ed irresistibile è la tentazione di proporre a Romeo & Giulietta un vestito sempre nuovo....lo spettacolo attraverso le sue liriche, le sue scene ed i suoi attori è un inno alla bellezza ed alla differenza..." asserisce Incenzo.

45 artisti sul palco, oltre 30 ballerini ed acrobati che indosseranno oltre 200 costumi disegnati da Olivier, 55 persone di produzione tra cui 35 solo di equipe tecnica, un allestimento scenico di circa 550 mq tra palco ed aree tecniche e di backstage.
Romeo & Giulietta la storia d'amore più popolare di ogni tempo, un kolossal, con le sue musiche e le sue magiche atmosfere continuerà ad incantare il pubblico.

sabato, luglio 14, 2018

Ministri + The Hives Rugby Sound Festival


Venerdì scorso, 6 Luglio, ho avuto la possibilità di assistere ad un concerto Rock dal vivo in occasione del Rugby Sound Festival al Castello di Legnano.

Quella sera si sarebbero esibiti come band principale la band svedese The Hives e come opening show I Ministri.

Il palco mi colpisce subito positivamente: spazio grande, schermi giganti laterali e soprattutto un impianto ai livelli dei festival live più famosi.

Dopo aver deliziato lo stomaco con il classico panino e salamella innaffiati da una bella birra, io e i miei colleghi del blog Dreamkoma, attorniati da non più di un migliaio di anime veniamo travolti dalle prime note dei Ministri con il loro ultimo singolo IDIOTI.



Colpevolmente conoscevo poco questa band italiana: sono un gruppo alternative rock formatosi nel 2003, i tre componenti principali, Federico Dragogna (paroliere, chitarra e cori), Davide Autelitano, detto "Divi" (voce e basso) e Michele Esposito (batteria), si conoscono fin dai tempi della scuola e dopo anni di gavetta riescono ad imporre la loro identità grazie agli ultimi due album: Tempi Bui e i soldi sono finiti.

Si capisce subito però che il loro pane è la performance live; grazie ad un buon livello di suoni, la cassa batteria con un bellissimo e potente "pitch" ma il livello della voce forse un po' troppo basso, i ragazzi dimostrano subito che non sono venuti a fare gli sparring partners di nessuno.

Poco più di un'ora di concerto dove le canzoni scorrono via benissimo e mi colpiscono piacevolmente nonostante non conoscessi gran parte del loro repertorio. E questo grazie ad un impatto sonoro potente, supportato da due ulteriori chitarristi, ed ad una buonissima tecnica dei musicisti; certo il genere dal punto di vista musicale è abbastanza limitante: zero dinamiche, nessun assolo, pochi strumenti ecc. tutte caratteristiche che alla fine fanno sembrare molti pezzi uguali agli altri; tuttavia è indubbio che questa band ha delle ottime qualità e di sicuro li terrò d'occhio magari replicando qualche live in futuro.



Dopo l'opening show, e dopo circa 40 minuti fisiologici di cambio palco e soundcheck, ecco salire gli svedesi The Hives, che a detta dei Ministri sono stati ispiratori tra gli altri della band italiana. Con queste prerogative la mia aspettativa era molto alta e forse per questo alla fine sono rimasto alquanto deluso dalla loro performance per vari aspetti che adesso cercherò di spiegarvi.

Ma prima due parole sulla band: sono in tutto 5 musicisti:

- Pelle Almqvist - Voce
- Chris Dangerous - Batteria
- Vigilante Clastroem - Chitarra
- Nikolaus Arson- Chitarra
- Dr. Matt Destruction  - Basso

si formano nel 1993 ed hanno all'attivo 5 album di genere prettamente Garage Punk.

Sul palco la band si muove molto bene, il leader Pelle Almqvist sa come portare il pubblico dalla sua parte muovendosi come un forsennato, creando non pochi problemi agli uomini di palco occupati a districare il filo del microfono che sistematicamente si impigliava in qualche ampli o strumentazione varia, e interagendo con loro. E' forse questo il primo aspetto che non mi è piaciuto: l'ossessione di uno straniero di ripetere fino allo sfinimento e a caso le tre parole in italiano che ha imparato: "grazie mile mile grazie, signori, signore".

Inoltre l'impatto sonoro, soprattutto in comparazione con i Ministri, è molto scarno e senza quelle caratteristiche che questo tipo di genere deve avere. Questo lo si può attribuire anche ad una tecnica dello strumento non eccelsa soprattutto nel mio bersaglio preferito, il batterista: la poca tecnica base nell'uso delle mani lo porta ad usare molto gli avambracci con il risultato di avere un suono poco fluido e soprattutto un eccessivo dispendio di energie. Dopo pochi brani infatti Chris Dangerous era sudato come un maratoneta all'ultimo kilometro e alla fine del concerto sicuramente sarà stato costretto a mettere le braccia dentro il ghiaccio per lo sforzo.

Complice anche la lingua inglese, che personalmente non mi porta immediatamente ad una comprensione completa del testo, la mia sensazione del "tutto uguale" tra un brano è l'altro è stata ulteriormente marcata portandomi alla noia; infatti non vi nascondo di aver levato le tende dopo circa un ora e mezza della loro performance nonostante non averresero ancora finito.

Insomma concludendo una serata tutto sommato piacevole e positiva, se dovessi fare il pagellone direi:

- MINISTRI: VOTO    7/8
- THE HIVES: VOTO 6

Almeno dal punto di vista musicale venerdì scorso La Svezia è uscita sconfitta sul campo.

IL DOGUI

mercoledì, luglio 11, 2018

Origine del nome dei gruppi - DEPECHE MODE






Nel 1976, Vince Clarke, Mark Pex e Andrew Fletcher formano una band che risponde al nome di No Romance in China, senza però ottenere molto successo. Di conseguenza, nel 1979, Vince fonda un nuovo gruppo insieme a Martin Lee Gore, leader di un'altra band underground, i Norman and the Worms. La nuova formazione viene dapprima battezzata French Look, e poi rinominata Composition of Sound, quando anche Andrew si unisce ai due. Però, manca ancora un vero cantante, e così, quando nel 1980 Vince sente l'allora sconosciuto David Gahan cantare una reinterpretazione di Heroes di David Bowie in un locale, gli propone di unirsi alla formazione. David Gahan (per tutti, Dave Gahan) accetta. Dietro suggerimento del nuovo arrivato, la band cambia ancora una volta nome, assumendo quello definitivo di Depeche Mode, tratto da un'omonima rivista di moda francese dell'epoca (Dépêche mode) , che può essere tradotto come gazzettino di moda, ma che viene spesso erroneamente tradotto come moda passeggera, moda veloce, moda pronta oppure nuova moda, a causa della confusione della parola francese dépêche col verbo se dépêcher (spicciarsi o sbrigarsi).

sabato, luglio 07, 2018

L’importanza del turnista per un artista



Il turnista (anche detto session man) è un musicista assunto per suonare per un determinato progetto musicale oppure, su commissione, in appoggio ad un artista singolo o ad un gruppo musicale di cui non è membro stabile. Si tratta di artisti a cui è richiesto un alto grado di affidabilità e adattabilitá per quanto riguarda lo stile ed il repertorio.

Capita spesso che il singolo artista, trovandosi bene con un turnista, lo scelga per più progetti musicali o addirittura per tutta la carriera trasformandolo di fatto in un membro fisso del gruppo. 

Ed è in questi casi che, crescendo l’empatia e  l’esperienza con l’artista, il session man e il suo strumento diventano un elemento fondamentale e identificativo del solista stesso. 

Per fare un esempio abbiamo artisti come Bruce Springsteen accompagnato da anni dalla celebre E Street band, oppure Phil Collis che dall’inizio della sua carriera da single si è affidato al trio Leland Sklar al basso, Chester Thompson alla batteria e Daryl Stuermer alla chitarra solista; ma se guardiamo in casa nostra abbiamo un perfetto esempio con Vasco Rossi affiancato da anni da Maurizio Solieri e Steve Burns alle chitarre e Claudio Golinelli al basso.

Tutti questi musicisti hanno contribuito in modo significativo al successo dell’artista, ogni canzone, ogni album ed ogni live con altri componenti non sarebbe stato la stessa cosa, certo in alcuni casi l’incidenza è maggiore che in altri, ma in ogni caso rappresentano un tesoro prezioso per il solista.

A proposito di questo volevo parlarvi di un musicista e session man che fino a poco tempo fa ignoravo oscurato ai molti dal Mito che per tutta la sua carriera ha accompagnato. Il suo nome è Johnatan Moffet e per tutta la sua carriera artistica è stato il batterista ufficiale di Michael Jackson.

In realtà Moffett ha nella sua carriera collaborato saltuariamente anche con altri grandi artisti del calibro di Lionel Richie, Madonna, George Michael e anche dal 1998 al 2001 con Vasco Rossi; in ogni caso l’esperienza più duratura e importante, addirittura a partire dal 1979 con i Jackson five, l’ha avuta proprio con Michael. 

Anche se condividiamo lo stesso strumento, non ho scelto lui in quanto batterista ma perchè penso che sia un esempio lampante di come il suo modo di suonare sia stato una delle caratteristiche identificative della musica di Jackson. 

A supporto di questo vi consiglio di andare su youtube e cercarvi le sue performance registrate per un sito di batteristi chiamato DRUMEO, di cui io sono un attento e appassionato spettatore; in queste session Moffet suona i brani più famosi come Smooth Criminal, Beat it, Jam ecc. e lo fa con una precisione e dovizia che in un attimo ti catapulta all’interno del brano. In realtà quello che balza all’occhio non è una bravura o tecnica eccelsa, ma dalle prime battute riesci a capire quanto lui possa aver contribuito alla buona riuscita del pezzo, soprattutto in un artista dove la parte ritmica era fondamentale. Ed ecco che, addentrandosi nel tecnico, un banale 4/4 suonato con quel suono e con la sua tecnica ti riporta immediatamente a quando hai sentito per la prima volta quel brano distogliendo per un attimo l’attenzione alla vove di Michael e, nel caso di Beat it, al solo del grande Van halen. Insomma quando un musicista riesce a fare questo è sicuramente da lodare e da ammirare al di là di tutto. 

Sicuramente ce ne saranno altri identificativi e riconoscibili come lui...e non è detto che li analizzeró, se vi fa piacere, in qualche post futuro.

Ecco alcuni link per sentire Moffet:

IL DOGUI


mercoledì, luglio 04, 2018

Origine del nome del gruppo - GOO GOO DOLLS

La formazione originale della band comprendeva Johnny Rzeznik (chitarra, voce), Robby Takac (basso, voce) e George Tutuska (batteria,percussioni).
Takac e Tutuska erano stati amici di vecchia data a scuola e hanno incontrato Rzeznik mentre suonava nella band The Beaumonts con il cugino di Takac,
Paul Takac e il caro amico Michael Harvey che è stato l'ispirazione per la band.Il trio ha scelto il loro nome da un annuncio di True Detective per un giocattolo chiamato Goo Goo Doll, una bambola che faceva "goo goo" quando veniva messa a testa in giù."Eravamo giovani e noi eravamo una band che suonava solo nel garage di casa che non cercava di ottenere un accordo con le case discografiche, avevamo un concerto quella sera e avevamo bisogno di un nome: è il migliore che abbiamo trovato, e per qualche strano motivo è rimasto quello per sempre . Se avessi avuto altri cinque minuti,avrei scelto un nome migliore ", dichiarò John.
Altre fonti dicono invece che quando si chiamavano Sex Maggots (letteralmente "vermi del sesso") i giornali locali si rifiutavano di pubblicare articoli su di loro quindi Jonny Rzeznik (cantante) trovò su una rivista la pubblicità di una bambola che faceva "goo goo" quando veniva messa a testa in giù.

lunedì, luglio 02, 2018

Ed a grande richiesta...Mamma Mia! Il Musical

Oggi parliamo di un musical acclamatissimo, con sold out in ogni teatro dove è andato in scena, con più di 200 mila spettatori in 110 repliche e che si avvia ad essere il più visto degli ultimi 10 anni: MAMMA MIA!
Mamma Mia! è uno di quei musical che si sogna un po' tutta la vita, soprattutto per chi è cresciuto sulle note degli Abba, è uno spettacolo super femminista in cui le donne sono le vincitrici assolute. Una favola in cui a vincere è l'Amore con la A maiuscola, quello di una figlia per il proprio padre e l'ineguagliabile amore di Mamma.
La storia al centro della commedia musicale brilla per romanticismo e divertimento, ironia e delicatezza, dove il protagonista è l'amore maturo accanto a quello giovanile. 
Tra le bellezze di un'isoletta greca del Mar Mediterraneo la giovane Sofia sta organizzando il suo matrimonio. Ma prima di vivere il suo sogno d'amore, fa di tutto per realizzare il suo più grande desiderio: essere accompagnata all'altare dal padre che non ha mai conosciuto prima. Per questo, di nascosto, chiama sull'isola i tre fidanzati storici di sua madre per scoprire chi di loro è l'uomo giusto.

Il successo di questa nuova ed incredibile produzione? 
Una scena più ricca e spettacolare, grandissime sorprese offerte dalla nuova ambientazione, che lascia a bocca aperta gli spettatori grazie ad un pontile sospeso su vera acqua di mare, con una barca ormeggiata ed un vero bagnasciuga.
Un team esclusivamente italiano, che ha realizzato tutto lo spettacolo traducendo integralmente i dialoghi e le canzoni degli Abba che torneranno a suonare grazie ad un'orchestra dal vivo.
Un cast di attori amatissimi dal grande pubblico: Luca Ward, Paolo Conticini e Sergio Muniz per i protagonisti maschili e Sabrina Marciano ed Eleonora Facchini per le protagoniste femminili.

Si partirà il 29 Settembre 2018 presso l'Arena di Verona fino ad arrivare...almeno per il momento al 9 e 10 marzo 2019 a Bari al Teatro Team.