I Foo Fighters suoneranno in Italia il prossimo 15 giugno al "Rock in Idrho" a Milano. In attesa dell'evento il frontman del gruppo Dave Grohl si racconta in una lunga intervista ricordando l'amico Kurt Cobain morto suicida la notte del 5 aprile 1994.
"Dissi a Kurt: Non voglio che muori. E lui: No, no. Ho solo fatto uno sbaglio. Kurt era un uomo meraviglioso", continua Grohl. E ricorda: "Giorni strani. E' stata l'unica volta in cui ho assaporato la depressione. Non c'era più motivo per fare quel che stavamo facendo". Così Dave Grohl sulle pagine di Rolling Stones ricordando la sera del 3 marzo 1994 quando la voce dei Nirvana Kurt Cobain rischio' di morire dopo un'overdose. Un mese dopo si suicidò. Grohl continua poi ricordando la sua esperienza come batterista dei Nirvana: "Quando ero con i Nirvana io stavo in secondo piano e mi sentivo a mio agio. Godevo dei benefici di essere in una grande band, senza dovermi confrontare con le difficolta', a cominciare dalla pressione dei media. Dopo che Kurt e' morto, non ho acceso la radio per mesi. Non riuscivo ad ascoltare niente, perche' una parte di me era stata amputata. Ci ho messo tempo a riprendermi e a dire: e' la musica che mi aiutera' a tornare a galla. Se riesco a fronteggiare questa sfida, diventero' piu' forte. Io so che non sarei qui, a fare quest' intervista, se non ci fossero stati i Nirvana".
Chiude parlando della sua vita attuale con i Foo Fighters: "All'inizio ci piaceva atteggiarci a gang di ragazzacci, ma poi diventa un circo. Finche' sei giovane e vai a caccia di party tutte le sere, l'unica certezza che hai sono gli altri del gruppo e sei aggrappato a loro come a una scialuppa di salvataggio. Ma oggi abbiamo tutti famiglie vere, mogli e bambini, e questo va oltre la musica, questa è la vita vera. E allora stare in una rock&roll band finisce per essere una finzione, perché la realtà è l'altra: la famiglia e le sue necessita'".
"Dissi a Kurt: Non voglio che muori. E lui: No, no. Ho solo fatto uno sbaglio. Kurt era un uomo meraviglioso", continua Grohl. E ricorda: "Giorni strani. E' stata l'unica volta in cui ho assaporato la depressione. Non c'era più motivo per fare quel che stavamo facendo". Così Dave Grohl sulle pagine di Rolling Stones ricordando la sera del 3 marzo 1994 quando la voce dei Nirvana Kurt Cobain rischio' di morire dopo un'overdose. Un mese dopo si suicidò. Grohl continua poi ricordando la sua esperienza come batterista dei Nirvana: "Quando ero con i Nirvana io stavo in secondo piano e mi sentivo a mio agio. Godevo dei benefici di essere in una grande band, senza dovermi confrontare con le difficolta', a cominciare dalla pressione dei media. Dopo che Kurt e' morto, non ho acceso la radio per mesi. Non riuscivo ad ascoltare niente, perche' una parte di me era stata amputata. Ci ho messo tempo a riprendermi e a dire: e' la musica che mi aiutera' a tornare a galla. Se riesco a fronteggiare questa sfida, diventero' piu' forte. Io so che non sarei qui, a fare quest' intervista, se non ci fossero stati i Nirvana".
Chiude parlando della sua vita attuale con i Foo Fighters: "All'inizio ci piaceva atteggiarci a gang di ragazzacci, ma poi diventa un circo. Finche' sei giovane e vai a caccia di party tutte le sere, l'unica certezza che hai sono gli altri del gruppo e sei aggrappato a loro come a una scialuppa di salvataggio. Ma oggi abbiamo tutti famiglie vere, mogli e bambini, e questo va oltre la musica, questa è la vita vera. E allora stare in una rock&roll band finisce per essere una finzione, perché la realtà è l'altra: la famiglia e le sue necessita'".
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