La faccia orrendamente sfigurata, gli atteggiamenti deviati e violenti, il sangue che gli scorre addosso ad ogni pie sospinto... lo chiamano Eddie mascotte The Iron Maidenè una delle icone più riconosciute dell’heavy metal..., è il mostro più simpatico che la storia della musica ricordi. Eddie. È un Un mostriciattolo aggressivo ma anche sfigatoSin dall’inizio gli show della band avevano un impostazione spiccatamente teatrale, il primo cantante della band Den Wilcok si presentava sul palco con una maschera purulenta e durante l’esecuzione di Prowler si infilava una spada in bocca facendo sgorgare sangue da alcune capsule che teneva fra i denti. Era una fan di Gene Simmons e di Alice Cooper... e si vedeva... svenimenti a catena nel pubblico femminile diedero materiale sufficiente per pensare ad una maschera stabile. Den Wilcok se ne andò, arrivò il leggendario singer dei primi due LP Paul Di Anno. “La melodia più la potenza mi impressionarono. La loro combinazione, i cambi di tempo, la velocità le linee melodiche di Dave Murray mi fecero cadere dalla sedia. Era unica ed impressionante sicuramente la demo migliore che mi sia mai stata consegnata” dichiara Neal Kay.Si vagliò allora l’idea di un certo Dave Beasey.... una mascotte mostro... Eddie. Da allora il padre del mostro si chiama Dave Light ed è il tecnico a vita delle luci degli Iron... All’inizio Eddie era solo una maschera che sputava sangue grazie ad una pompa pneumatica. Ma subito dopo divenne un gigantesco e luccicante faccione di fiberglass che faceva il paio con il logo della band, come si può vedere dal retro copertina del primo LP dei nostri. Con il trascorre degli anni continuerà ad incarnare le varie anime degli Iron e apparirà sulle copertine di TUTTI i loro dischi e di praticamente sulle copertine di tutti i loro singoli (solo in casi isolati darà spazio alle foto live della band).Sul palco continuerà ad apparire in varie forme e sostanze, dal assassino al pazzo, dalla maschera egizia all’ albero mutato...Si presenterà ufficialmente al pubblico l’8 febbraio del 1980 sulla copertina del primo singolo della band Running Free/Burning Ambitions.
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